Cronaca locale

"Uccidiamo quella scimmia". Così gli egiziani pestavano la figlia disabile

Orrore a Milano: i maltrattamenti della coppia andavano avanti da tempo. La madre al marito: "Le abbiamo rotto il braccio, dovevamo fare di più"

"Uccidiamo quella scimmia". Così gli egiziani pestavano la figlia disabile

"La scimmia è un grosso problema per noi". La chiamavano così, "scimmia", la figlia disabile di tre anni e mezzo che riempivano di botte fino a spedirla all'ospedale. A portare al fermo di una coppia di origini egiziane stata l'Unità tutela donne e minori della polizia locale di Milano. "Ora che stai con lei in ospedale capirai cosa provavo io quando stavo con lei tutti i giorni in casa", diceva la madre, una donna di 29anni, al marito nelle choccanti conversazioni che sono state rese note dagli inquirenti in conferenza stampa. "Le abbiamo rotto il braccio ma dovevamo fare di più - diceva - la odio, è lei la causa dei nostri problemi". I due hanno anche altri quattro figli e adesso dovranno rispondere anche delle lesioni gravi che si protraevano da molto tempo. Sulla piccola sono state, infatti, trovate fratture multiple pregresse.

I due egiziani, che sono in Italia dal 2010 e vivono in un alloggio abusivo nella zona Nord Ovest del capoluogo lombardo, sono stati arrestati dopo aver progettato una fuga per l'Egitto acquistando biglietti aerei di sola andata con gli altri quattro figli minori, dall'aeroporto di Milano Malpensa. Nelle chiamate telefoniche con il marito, come riporta anche l'agenzia Adnkronos, la donna ammetteva senza troppi giri di parole i maltrattamenti che metteva quotidianamente in atto contro la piccolina. E alle lamentele della donna, che parlava male della bambina ricoverata in ospedale, il padre diceva "E allora la uccido..." proponendo di farla fuori soffocandola, annegandola o somministrandole del veleno. Le indagini, come riporta il TgCom24, sono scattate a metà maggio quando l'immigrato ha portato la piccolina all'ospedale Fatebenefratelli per una botta al braccio che, a suo dire, era dovuta ad una caduta "accidentale" dal divano. Consultando le radiografie, i medici si sono immediatamente accorti delle menzogne raccotate dal genitore. La bambina aveva, infatti, una frattura scomposta con una calcificazione in corso che risale a tre o quattro settimane prima.

A stupire particolarmente gli inquirenti il fatto che non ci fossero segnali evidenti di come la piccola di 4 anni fosse soggetta da tempo a quelle ripetute violenze. La bambina, infatti, andava regolarmente a scuola e mai il suo caso era stato valutato dagli assistenti sociali.

Attualmente sono in corso ulteriori approfondimenti per capire gli stessi maltrattamenti fossero riservati dalla coppia anche agli altri figli, oppure lei fosse un caso unico dovuto all'odio particolare che la madre serbava nei suoi confronti.

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