Cronaca locale

Uffici pubblici vietati alle donne col burqa. Multe da cento euro

Nuovo regolamento di polizia votato a Sesto. Regione: "Tutti i Comuni facciano lo stesso"

Uffici pubblici vietati alle donne col burqa. Multe da cento euro

Niente burqa e niqab negli uffici comunali. E multe da 100 euro per chi trasgredisce. La norma, che cita espressamente i «motivi di sicurezza», è stata inserita nel nuovo regolamento di polizia locale approvato dal Consiglio comunale di Sesto. L'articolo 17 introduce il «divieto a chiunque acceda agli uffici comunali di usare caschi protettivi o qualunque altro mezzo o indumento atto a rendere difficoltosa l'identificazione e il riconoscimento della persona».

Il sindaco di Sesto, Roberto Di Stefano (Forza Italia), annunciando la misura, ha spiegato il contenuto dell'articolo 17, indicando, oltre al divieto di caschi e passamontagna, due veli particolarmente pesanti e coprenti che rendono irriconoscibile il volto: burqa e niqab. «Una scelta di buon senso» ha spiegato il primo cittadino, pubblicando una foto in cui tiene in mano uno dei cartelli che dovranno essere esposti dal Comune nelle aree di accesso degli uffici. L'allegato al regolamento stabilisce sanzioni da 100 euro per chi contravviene al divieto.

La questione può essere considerata «di principio» solo da chi non conosce la realtà delle città lombarde, Milano in testa, in cui è sempre è più frequente incontrare donne che indossano veli che coprono il volto, non solo nelle periferie, ma anche nelle vie del centro, dello shopping del turismo.

Con una legislazione nazionale che resta vaga, lasciando margini di discrezionalità, il regolamento di Sesto si muove sulla scia della Regione, che due anni fa ha introdotto norme simili per ospedali e sportelli pubblici.

Il Pd sestese non ha perso l'occasione per criticare. Ma lo ha fatto in ritardo. In Consiglio infatti il regolamento è passato senza voti contrari: «Tutti voti a favore e solo tre astenuti (Pd)» precisa l'assessore Claudio D'Amico, leghista. Non solo, non ci sono stati emendamenti. In seguito, dopo che il sindaco ha parlato del divieto, sono arrivati gli attacchi. «Sembra più dettato dalla volontà di inasprire il clima che non dalla legittima preoccupazione di garantire sicurezza» ha detto la capogruppo pd Roberta Perego, criticando Di Stefano per aver espressamente specificato quelli che la esponente dei Democratici considera (sbagliando) «usi e costumi religiosi».

Infine è arrivato un comunicato delle componenti di minoranza (espressione del Pd) del comitato Pari opportunità, che hanno bollato il regolamento come «un tentativo di propaganda strumentale» attribuendo al sindaco di centrodestra «l'intento di fomentare astio e paura nei riguardi dei cittadini di fede musulmana». Ma Di Stefano liquida così le critiche: «In Consiglio nessuno ha votato contro o proposto modifiche. Sono critiche pretestuose e ideologiche. Questo regolamento è necessario per applicare le norme regionali».

E in effetti la Regione, con l'assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato, definisce la norma regionale «ricevibile dai vari Comuni attraverso il regolamento di polizia locale», e indica Sesto come un esempio positivo da seguire.

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