Cronaca locale

Va in scena Piazza Fontana

Lella Costa: «C'è confusione, occorre fare chiarezza»

Antonio Bozzo

Due stragi: piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969) e piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974). Inizio e fine - ma il sangue continuò a scorrere anche in anni successivi - di un quinquennio su cui riflette il Piccolo Teatro, con uno spettacolo al Grassi fino a domenica: La parola giusta. In scena, diretta da Gabriele Vacis, su testo di Marco Archetti, c'è Lella Costa. Chi è nato dopo il 2000, ha il diritto, e il dovere, di conoscere che cosa fu l'Italia in quel periodo. Presa coscienza della distanza storica, e della verità giudiziaria (ombre comprese), resta il bisogno di trovare la parola giusta - da lì il titolo - per raccontare che cosa successe. «Oggi, la confusione è tanta - ricorda Lella Costa - se si chiede ai ragazzi chi fece gli attentati, rispondono le Brigate Rosse». Fare chiarezza è necessario, toccando le corde dei sentimenti. «Su una scena scarna, accompagnata da musiche del periodo, do vita a una immaginaria ragazza di 17 anni. In piazza Fontana aspettava, in uscita dalla banca, il fidanzato di 19 anni. Ma quel ragazzo, anche lui immaginario, rimase ferito nell'attentato e restò in coma due anni. Sarà la ragazza a parlargli delle bombe e del mondo. Ma non dico di più, anche se avrete capito che la storia scritta da Archetti con precisi riferimenti storici, e rivista per la scena da me e Vacis, porta alle bombe di Brescia. La strage di piazza della Loggia è narrata anche grazie alle testimonianze di Manlio Milani, il manifestante che, basta digitare notizie sull'attentato in Rete, si vede eternato con il braccio in alto, chino sulla moglie vittima della bomba». Il direttore del Piccolo, Sergio Escobar, ha trovato un documento che riporta al clima del 12 dicembre 1969. Un foglio con la programmazione del teatro, in cartellone c'era «La Betìa» di Ruzante. Reca, scritto a mano, «sospeso per attentato alla banca». Attentato, non scoppio di caldaia come si pensò subito. Quella riga la scrisse Nina Vinchi, sotto c'è la firma di Paolo Grassi. Ha un importante valore simbolico che 50 anni dopo, nello stesso teatro, si ricordi quelle pagine nere.

E che idealmente riprenda lo spettacolo di Ruzante, non proprio quello, ma questo del tutto diverso da quello di Lella Costa, a significare la forza del teatro di risorgere e raccontare passato e presente.

Commenti