Cronaca locale

Valentina insegna ai medici come fare meglio il dottore

Esposti casi clinici, con domande e risposte in calce Il giovane Crepax li illustrò su una rivista specialistica

Simone Finotti

Quando Valentina... giocava al dottore. Fino al 13 novembre, allo Spazio Wow, va in scena un Crepax che non avete mai visto. E anche chi pensa di sapere tutto sul grande fumettista milanese, scomparso nel 2003, sarà costretto a ricredersi.

Il motivo è semplice: le 60 tavole originali disegnate dal 1965 al 1994 per la rivista specializzata «Tempo medico», che rappresentano il cuore della mostra «L'altro Crepax. 30 anni di Clinicommedie», non erano mai state esposte prima d'ora. Quello che il museo di viale Campania ci propone è dunque una «prima assoluta», resa possibile grazie alla collaborazione dell'Archivio Crepax e della società editoriale Zadig.

C'è di che lustrarsi gli occhi, e non solo per le conturbanti silhouette di donne semisvestite sul lettino del medico, o per le pose sinuose di giovani pazienti inquadrate nello sforzo dell'anamnesi. È anche un fatto di costume, perché Crepax è uno di quei nomi che han segnato un'epoca.

Facciamo un salto indietro nel tempo e torniamo agli anni in cui un ventenne Guido Crepas (la x è un vezzo d'arte), studente di Architettura, iniziava ad usare le matite con la stessa perizia con cui il padre Gilberto, professore d'orchestra della Scala, agitava l'archetto del violoncello.

Copertine di dischi, riviste, libri. Pubblicità. I risultati non tardarono a venire: nel 1957 arrivò la Palma d'Oro per la réclame della Shell, un modello di discrezione e intelligenza nell'illustrazione pubblicitaria.

L'anno dopo l'offerta da «Tempo Medico», neonata rivista di formazione e aggiornamento destinata ai medici italiani. Era iniziato un sodalizio destinato a durare tre decenni, via via intensificandosi. Oltre a disegnare le copertine, dal 1965 Crepax tiene la rubrica «Circuito interno», che in redazione chiamavano «clinicommedia»: una sorta di enigma poliziesco in chiave diagnostica, in cui in poche tavole si narrava un «caso esemplare» che il lettore era invitato a risolvere (la risposta era capovolta in fondo al racconto).

Fu proprio il talento di Crepax a trasformare rapidamente questi piccoli casi medici in uno degli appuntamenti più attesi dai lettori, nonché in una «palestra» nella quale il fumettista sperimentava soluzioni grafiche destinate a produzioni più famose: non sarà difficile riconoscere l'inconfondibile caschetto di Valentina (nell'occasione una specializzanda in medicina che assiste i medici nella soluzione del caso), e le fattezze provocanti di molte figure femminili tipiche del Crepax più noto, che si aggirano in bianco e nero tra congetture diagnostiche e occhiate fiere della propria fisicità.

Il percorso è anche un viaggio nell'evoluzione delle mode, nei mutamenti della professione medica e negli sviluppi della medicina, ed è completato da una selezione delle copertine originali a colori tra cui la versione inedita del numero 100, scelta come locandina.

E ci sarà anche uno speciale tributo a Dario Fo: il 45 giri «Il mio amico Aldo/Tre storie di gatti», oggi una rarità, che Fo registrò nel 1962 con Giorgio Gaber, la cui copertina fu disegnata proprio da Crepax.

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