Cronaca locale

Vigili, niente dati sui terroristi I controlli in strada fanno flop

I 9.300 agenti di polizia locale lombardi non hanno accesso alle liste del Viminale L'assessore Bordonali: «Autorizzazione pronta da 3 anni, Alfano la firmi subito»

Maria SorbiGli agenti di polizia locale fermano centinaia di auto al giorno per strada. Ma al momento non sono assolutamente in grado di capire se a bordo c'è un criminale o un potenziale terrorista. Risultato: le energie vengono disperse e il piano contro il rischio di attentati non è completo. Ad oggi infatti i 9.300 agenti non possono accedere allo Sdi, ossia il sistema di indagine, né al database del Viminale. E non possono incrociare i dati che rilevano dai documenti degli automobilisti con quelli della black list dei soggetti pericolosi. Quelli che magari sono vicini alle cellule di jhadisti. Il paradosso? Il documento per autorizzare i vigili ad accedere al sistema informatico è pronto. Da ben tre anni. Manca solo la firma del ministro dell'Interno Angelino Alfano. Dai vertici lombardi arriva l'ennesimo appello, che suona più che altro come una secchiata d'acqua fredda per dire: «Alfano, svegliati».«Servono più controlli e più presidi - è la richiesta dell'assessore lombardo alla Sicurezza Simona Bordonali -. La Lombardia dal 2013 chiede al Governo di riconoscere alla polizia locale l'acceso allo Sdi. Abbiamo presentato al ministro un protocollo. È giunto il momento di chiudere il percorso. Il documento ha già fatto tutto l'iter previsto e manca solo la sigla di Alfano. È ora di mettere in campo tutte le forze disponibili per prevenire qualsiasi problema». Prima che i capoluoghi lombardi diventino bersaglio di attentati e prima che le cellule islamiche più pericolose si organizzano. Le forze vanno infatti coordinate al meglio per creare una rete di controlli sempre più fitta e capillare sul territorio. A ricalcare l'attenzione sulla strigliata ad Alfano è il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che su Twitter rilancia l'appello della Bordonali sperando che la situazione si sblocchi al più presto. Non solo, dal Pirellone viene anche rilanciato l'allarme sui centri islamici, per non abbassare la guardia e perché vengano prese decisioni radicali. «Renzi - continua il suoattacco la Bordonali - torni con la testa in Italia e faccia chiudere al più presto i centri islamici potenzialmente pericolosi. Una relazione dell'antiterrorismo dei mesi scorsi ha certificato che quattro dei centri islamici potenzialmente pericolosi si trovano in Lombardia». Tra i luoghi da tener maggiormente sotto controllo, quelli a rischio «covo», sono stati segnalati i centri di via Quaranta e della moschea di viale Jenner a Milano, la moschea Omar Al Faruk di Varese e il centro islamico di via Domenico Pino a Como. «Non dobbiamo dimenticare - aggiunge l'assessore alla Sicurezza - che solo in questi primi tre mesi del 2016 gli attentati terroristici islamici nel mondo sono stati 32 con oltre 1300 morti e si tratta solo di quelli conosciuti». La situazione, prosegue, «è devastante e ciò che più mi sconvolge è che si debba arrivare a contare i morti per risvegliare le coscienze».

Ora «l'Europa è a un bivio: smetta di occuparsi del diametro delle vongole e inizi ad agire, bloccando l'invasione selvaggia islamica».

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