Cronaca locale

Le visioni di Fabbri il «pittore delle stelle»

Al Jamaica le opere dell'artista che studia il cosmo. Espose anche all'Agenzia Spaziale

Per i nostalgici della Brera dell'arte, il bar Jamaica resta un luogo simbolo. Qui, nel caffè fondato nel 1911 da «Mamma Lina» e il figlio Elio si rilassavano i maggiori esponenti dell'arte del Dopoguerra, da Lucio Fontana a Piero Manzoni, ma anche grandi intellettuali del Novecento come i poeti Quasimodo e Ungaretti. Sempre il Jamaica, nel '48, fu palcoscenico '48 di una storica mostra intitolata «Premio Post-Guernica», a cui aderirono alcuni artisti del «Consorzio di cervelli»: Gianni Dova, Roberto Crippa e Cesare Peverelli, ed altri come Bruno Cassinari, Samboné, Ernesto Treccani ed Ennio Borlotti. Sono trascorsi oltre settant'anni e quella stagione irripetibile fa ormai parte della storia, eppure ancora oggi il Jamaica mette a disposizione i propri spazi per la creatività degli artisti contemporanei. Una di queste mostre si inaugura giovedì 21 novembre dal titolo «Stardust» e vedrà esposte le opere di Ottavio Fabbri, anche ribattezzato il «pittore delle stelle». I suoi dipinti, da lui definiti percezioni personali artistiche delle galassie e del cosmo» vennero non a caso esposte all'Agenzia Spaziale Italiana. «Fin da bambino - confessa l'artista - ho sempre subito il fascino delle stelle e dello spazio, con la consapevolezza di appartenere all'universo». La mostra, a cura del gallerista Giancarlo Pedrazzini, presenta infatti una serie di opere raffiguranti un'idea del cosmo che fabbri sviscera attraverso vere e proprie esplosioni di colore. Figlio del fondatore della famosa casa editrice Fratelli Fabbri Editori, Ottavio fu definito da Buzz Aldrin, uno degli astronauti della prima missione sulla Luna dell'Apollo 11 «un uomo del Rinascimento italiano. Il nuovo Rinascimento, the cosmic One». Personaggio poliedrico, Fabbri ha al suo attivo anche produzioni cinematografiche, ma le sue galassie pittoriche rappresentano la cifra che più lo contraddistinguono. E che suscitarono l'ammirazione di Federico Zeri («I suoi colori bruciano con un'intensità di simboli, con l'aggressività di un'esplosivo microcosmo...») e di Achille Bonito Oliva («È come se Fabbri avesse sempre dipinto»).

Al Jamaica, nel cuore della vecchia Brera, Fabbri esporrà un ciclo delle sue ultime opere: «Sono molto onorato - ha detto - di poterle esporre in un luogo così denso di storia».

MdM

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