Cronaca locale

Immigrati minorenni ospitati dai vigili: "È indegno"

Gli stranieri soli accolti nei Comandi: «Su panchine, senza docce e con 6,5 euro per i pasti»

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Costretti a dormire su panchine di legno per più giorni, senza avere neanche la possibilità di lavarsi. Spesso e sovente non indossano vestiti invernali e si ritrovano in locali con i termosifoni spenti nei giorni festivi. Sono i minori stranieri non accompagnati che non trovando posto nei centri di accoglienza vanno a bussare ai Comandi di zona della polizia locale, non adatti a fornire questo tipo di assistenza. E dato che non si tratta di casi isolati ma negli ultimi mesi - anzi sono diventati sempre più frequenti, la Vigilia di Natale la segreteria del sindacato Cse Funzioni Locali e Polizie Locali Sulpl Milano ha inviato al comandante Marco Ciacci una formale «richiesta di protocollo» sulle «modalità di gestione dei minori non accompagnati senza documenti» che si rivolgono ai vigili «in cerca di assistenza». Perchè «la situazione va avanti da mesi e dal Comando non possono più far finta di niente» avverte la segretaria aggiunta Grazia Ingrao, tanto più che «non sembra un caso ormai che i giovani migranti si rivolgano alla polizia locale, vengono indirizzati informalmente da qualcuno», leggi associazioni o centri comunali rimasti senza posti letto. La struttura di accoglienza di via Zendrini, scrivono nella lettera inviata al comandante, «non è in grado di accogliere i minori motivo per cui vengono ospitati in condizioni molto precarie nei comandi di zona, costretti a dormire sulla panchine di legno per più giorni, senza avere neanche la possibilità di lavarsi e con indumenti spesso non adatti alla stagione invernale. Durante i festivi i caloriferi sono solitamente spenti e occorre personale h24 che li accudisca», in genere una pattuglia, distolta quindi dai servizi ai cittadini. Riferiscono inoltre che «l'Ufficio Cassa mette a disposizione la cifra di 6,50 euro per due pasti al giorno per la sussistenza del minore, ed è solo il buon cuore degli operatori della polizia locale che permette a questi ragazzi di ricevere qualcosa per la colazione», o di fornire più di un trancio di pizza o simili. Senza contare che i giovani stranieri, arrivati in Italia «nelle condizioni di viaggio più precarie pensabili, non sono prima stati oggetto di screening sanitario e potrebbero essere portatori di qualunque tipo di patologia, con possibile contagio per gli stessi operatori che permangono a lungo ad assisterli in locali chiusi». E durante la giornata nei Comandi girano diversi agenti. L'apice si è raggiunto con un minore senza documenti arrivato al Comando di Zona 5 il 22 dicembre, sembrava che non potesse essere ricollocato prima del 27 e i ghisa hanno protestato in maniera accesa, alla fine è stato trasferito la sera del 24 nel rifugio di via Aldini 73. Questa situazione, tuona il sindacato, «non può più essere sostenuta dalla sola polizia locale perchè indegna di un Paese civile, e questa amministrazione comunale che si è sempre detta paladina dell'accoglienza deve farsi parte diligente per trovare delle soluzioni immediate ed efficaci». I vigili chiedono quindi che sia «potenziato il servizio comunale di via Zendrini». Qualora in extremis sia necessario utilizzare i Comandi «si proceda ad allestire locali idonei, con letti e bagni, a stanziare risorse adeguate per fornire almeno tre pasti quotidiani e quanto necessario per la pulizia della persona» e a disporre «lo screening sanitario prima di ospitarli». Ingrao rimarca che dovrebbe essere un'accoglienza in extremis, «la protezione civile ha una tensostruttura che di solito viene allestita per il Piano freddo in via Barzaghi, si utilizzi per l'emergenza minori, senza scaricare il compito sulla polizia locale che non ha nè le sedi nè il personale qualificato».

In compenso il giorno di Natale il sindaco Beppe Sala, con il cappello da Babbo Natale, ha servito il pranzo ai poveri nella mensa gestita dall'Opera San Francesco: «Persone bisognose, migranti, senza fissa dimora. Queste persone vanno aiutate nel loro quotidiano. E dobbiamo anche cercare di fare una cosa più difficile: dare loro la speranza che la loro condizione possa cambiare».

Appunto.

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