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"Con i tunnel a Gaza rischiamo un 11 settembre"

L'ambasciatore di Israele a Roma: non ci fermeremo, pronti a tutti per distruggerli

"Con i tunnel a Gaza rischiamo un 11 settembre"

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«I tunnel scoperti a Gaza rappresentano ormai una vera minaccia esistenziale... attraverso quelle gallerie possono entrare a centinaia nei nostri villaggi... In Israele rischiamo qualcosa di simile a un 11 settembre. Per eliminare quei tunnel siamo pronti a tutto, anche a riprenderci Gaza. Oggi il 95 per cento della popolazione israeliana sta con il governo. Qualsiasi decisione venga presa gli israeliani l'accetteranno». L'ambasciatore israeliano Naor Gilon parla a Il Giornale poche ore prima dell'annuncio arrivato ieri sera di un possibile, imminente cessate il fuoco. Che però potrebbe durare assai poco se Hamas non accetterà un disarmo incondizionato.

Almeno a giudicare dai toni e dagli argomenti esibiti dall'ambasciatore e dall'addetto militare Robi Regev durante l'incontro di ieri pomeriggio all'ambasciata d'Israele, durante il quale i due diplomatici parlano per oltre un'ora, proiettano filmati, spiegano perché quei tunnel capaci di traghettare i miliziani fondamentalisti nel cuore d'Israele siano una minaccia non più tollerabile. Una minaccia da cancellare a tutti i costi. Anche al costo di tornare sui propri passi, cancellare il ritiro da Gaza voluto da Ariel Sharon nel 2005 e tornare a riassumersi la responsabilità dei quasi due milioni di palestinesi della Striscia. Anche a costo di continuare a combattere per mesi e veder centinaia di soldati subire lo stesso destino degli oltre 30 già caduti dall'inizio dell'offensiva di terra.

Per spiegartelo il Colonnello Kobi Regev, un ex pilota di F16, fa partire un filmato girato da un drone lunedì mattina. A prima vista la telecamera sembra seguire un gruppo di soldati israeliani diretto verso un centro abitato intorno a Gaza. Ma la realtà, spiega il colonnello Regev, è ben diversa. «Anche una nostra unità li ha scambiati per soldati israeliani. Avevano delle divise perfette, l'unica differenza erano i kalashnikov. Grazie a quel trucco sono riusciti a sbucare da un tunnel, muoversi liberamente per oltre un'ora sul nostro territorio e uccidere quattro nostri soldati che non si erano accorti di loro. Per fortuna siamo riusciti a trovarli e neutralizzarli poco prima che riuscissero ad entrare in un kibbutz».

Quella documentata drammaticamente nel filmato è almeno la terza infiltrazione subita nel giro di pochi giorni da Israele. E proprio la temeraria pericolosità di questi raid rende Israele sempre più irremovibile. Per il governo di Gerusalemme e i suoi generali, quelle gallerie scavate nel sottosuolo di Gaza sono ormai incubo. Un incubo pericoloso quanto i missili perché capace di mettere a repentaglio l'incolumità di migliaia di Israeliani.

Per questo, fanno capire l'Ambasciatore e l'addetto militare, l'operazione Margine Difensivo s'interromperà solo se e quando i mediatori internazionali riusciranno a convincere Hamas a distruggere tutti i tunnel e consegnare i missili.

Altrimenti Israele continuerà a combattere fino all'eliminazione totale di quelle due minacce. Anche a rischio di perdere decine o centinaia si soldati. «Per noi questa è una guerra obbligata - spiega l'ambasciatore - non possiamo accettare di vivere a Tel Aviv mentre i missili piovono sulle nostre teste. Qui non è più questione di prezzo. Qui è in gioco la difesa di Israele, se non saremo pronti a tutto pur di garantirla domani ne sconteremo le conseguenze. E pagheremo un prezzo ancora più alto.

Per questo la maggioranza degli israeliani chiede al governo di esser ancora più duro con chi ci minaccia».

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