Mondo

Iraq, continuano i raid sullo Stato islamico. Uccisi almeno 500 yazidi

20mila yazidi sfuggono all'assedio dello Stato islamico, ma almeno 500 sono stati uccisi e messi in fosse comuni. Arrivati oggi i primi aiuti inglesi per gli sfollati

Iracheni della comunità yazidi in fuga per l'avanzata dell'Is
Iracheni della comunità yazidi in fuga per l'avanzata dell'Is

Gli attacchi aerei contro i miliziani dello Stato islamico (Is) andranno avanti ancora a lungo. Il presidente statunitense, Barack Obama, lo ha messo in chiaro ieri. E oggi i jet da combattimento e i droni si sono sollevati in volo per il quarto round di raid, prendendo di mira blindati e un camion che, secondo il comando centrale americano, avevano aperto il fuoco contro un gruppo di civili.

Proprio grazie ai raid aerei americani le forze dei Peshmerga curdi hanno riconquistato Makhmur, città che si trova si trova 30 chilometri a sud di Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan.

L'avanzata dei jihadisti da nord ha messo a rischio le minoranze etniche e religiose irachene e costretto alla fuga circa 100mila cristiani, musulmani sciiti, come anche gli yazidi, seguaci di una antica e poco conosciuta religione sincretica, che gli uomini dell'Is considerano adoratori del diavolo e pertanto perseguitano.

Se ieri si parlava di almeno 40mila yazidi rimasti isolati e sotto la minaccia dell'Is, secondo la France Press almeno la metà sarebbero riusciti a scappare, grazie a un corridoio tenuto aperto dai peshmerga curdi. Le autorità irachene ritengono però che almeno 500 membri della comunità siano stati uccisi. Alcuni sarebbero stati sepolti vivi, altri ammassati in fosse comuni.

"I nostri cristiani - ha detto ad Avvenire il cardinale Fernando Filoni, inviato del Papa in Iraq, dove sarà tra qualche giorno - hanno il diritto nativo di stare in queste terre dove loro vivono da sempre". Quello che però la Chiesa non può fare, su questo il religioso è molto chiaro, è "sostituirci a quelle che sono le responsabilità civili".

Della crisi irachena è tornato a parlare oggi anche il Papa, che ha scelto di utilizzare un tweet per ricordare la gravità della situazione e ricordare che "le persone private della casa in Iraq dipendono da noi. Invito tutti - ha detto - a pregare e, quanti possono, ad offrire un aiuto concreto".

Da qualche giorno gli aiuti agli sfollati, molti dei quali bloccati sulle montagne del Sinjar, stanno arrivando dal cielo.

Gli Stati Uniti hanno confermato di avere effettuato lanci con provviste e acqua potabile sufficienti per migliaia di persone e oggi sono arrivati anche i primi aiuti dalla Gran Bretagna, mentre il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, è volato a Baghdad per sovrintendere alla consegna degli aiuti ai civili.

Commenti