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Kunduz, gli Usa si assolvono: "Raid su ospedale non è crimine di guerra"

Msf insiste: "Molte domande a cui rispondere. Serve un'inchiesta indipendente"

Kunduz, gli Usa si assolvono: "Raid su ospedale non è crimine di guerra"

Fu di quarantadue vittime e trentasette feriti il bilancio finale del raid statunitense che a ottobre colpì l'ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, che da giorni era al centro di scontri tra i talebani e le forze locali e della Nato.

Un attacco aereo che da subito destò pesanti critiche, e un coro di polemiche che chiedeva come fosse possibile che una clinica segnalata fosse stata "colpita in modo ripetuto e molto preciso", come denunciava allora l'organizzazione internazionale, che parlava di "crimini di guerra" da parte degli americani.

Oggi è arrivato il risultato di un'indagine interna da parte dell'esercito americano che ha concluso che molti fattori causarono la morte di pazienti e membri dello staff della Ong in Afghanistan, ma che non ci sono elementi sufficienti per parlare di un crimine di guerra, nonostante alcuni membri del personale non rispettarono "le regole d'ingaggio e il diritto di guerra".

Una conclusione che è destinata a far discutere molto, perché fin da subito si era denunciata come parziale un'indagine interna. Un primo comunicato pubblicato da Msf, che ha avuto solo oggi la possibilità di esaminare il rapporto, quando è stato pubblicato, si riserva di "determinare se risponda alle molte questioni che rimangono aperte a sette mesi dall'attacco" e ribadisce la necessità di "un'indagine indipendente e imparziale".

Il rapporto statunitense, che pure parla solo di "numerosi fattori" che portarono alla tragedia, incluso l'errore umano, riconosce tuttavia che nell'ospedale non c'erano uomini armati e che dagli edifici dove si trovava lo staff di Medici senza frontiere non furono esplosi colpi d'arma da fuoco.

Sedici militari sono stati ritenuti responsabili di gravi errori e puniti, ma nessuna sanzione penale è stata decisa per i soldati coinvolti. A tutt'oggi a Kunduz non c'è una presenza di Medici senza frontiere.

"Non possiamo rimettere al lavoro le nostre squadre - ha chiarito l'ong - prima di avere ricevuto raccomandazioni prive d'ambiguità da tutte le parti del conflitto che non accadrà di nuovo una cosa simile".

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