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Le "scuse" americane per l'attacco a Kunduz non spiegano quelle vittime

Al Senato i vertici militari ammettono un "errore", ma Medici senza frontiere parla di crimini di guerra. Intanto le ong lasciano la città

Le "scuse" americane per l'attacco a Kunduz non spiegano quelle vittime

Non solo Medici senza frontiere, ma tutte le organizzazioni umanitarie. La decisione di lasciare Kunduz è unanime e coinvolge ognuna delle sigle impegnate nella città afghana da alcuni giorni al centro degli scontri tra i talebani e le forze locali e della Nato.

Una scelta che arriva a causa dei combattimenti in atto e a pochi giorni da un raid americano che ha colpito un ospedale gestito dallo staff di Msf, nel quale hanno perso la vita 22 persone, tra membri dell'organizzazione e malati in cura nella clinica, e una quarantina sono rimaste ferite.

Un bilancio che nei giorni scorsi è stato più volte aggiornato e accompagnato da accuse pesanti, che chiedono a Washington di spiegare come gli edifici possano essere finiti sotto il fuoco aereo e parlano di "crimini di guerra", sostenendo che l'ospedale sia "stato colpito in modo ripetuto e molto preciso durante ciascuno dei raid aerei" su Kunduz.

Se in un primo momento gli Stati Uniti avevano parlato genericamente di un attacco a supporto di uomini finiti sotto il fuoco degli insorti, in seguito la posizione ufficiale è cambiata. John Campbell, comandante delle truppe in Afghanistan, ha detto ieri che la copertura aerea è stata richiesta dagli afghani e il Pentagono ha promesso un'indagine sui fatti.

Oggi, in udienza al Senato americano, il generale Campbell ha spiegato che è stata la catena di comando statunitense a decidere l'attacco, ma che si è trattato di "un errore". Dichiarazioni che vogliono sgombrare il campo dall'accusa di un raid mirato, ma che non aggiungono tuttavia molto e non danno risposte ad alcune delle domande sollevate da Medici senza frontiere.

Dal giorno dell'attacco a Kunduz, Msfene che tutte le parti coinvolte nello scontro erano ben al corrente della posizione degli edifici utilizzati, prassi peraltro comune nei teatri di guerra. Su questo aspetto gli americani ancora non hanno dato una risposta. E mentre nella città afghana gli scontri continuano, la ong ribadisce che "non c'è alcuna giustificazione" per quanto avvenuto.

@ACortellari

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