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Gli uiguri, l'armata cinese dell'Isis

20 milioni i cinesi di religione musulmana. Tra di loro anche quelli dello Xinjiang

Gli uiguri, l'armata cinese dell'Isis

Un centrasiatico, delle repubbliche ex sovietiche del Kirghizistan oppure uzbeko. O un uiguro. Sono queste le due ipotesi su cui in queste ore si concentra la stampa in Turchia, sostenendo - come fa la emittente Haberturk - che l’uomo responsabile per la strage al Reina, il club sul Bosforo preso di mira dal sedicente Stato islamico, possa essere un cittadino cinese radicalizzato e finito a combattere tra le fila dei jihadisti.

Sono venti milioni i cinesi di religione musulmana. Una parte di essi vive nella regione dello Xinjiang e parla una lingua non troppo dissimile dal turco. Sono gli uiguri, una popolazione che conta una diaspora numerosa nel Paese di Erdogan e che impensierisce non poco Pechino, se è vero quello che dice un rapporto pubblicato a luglio dello scorso anno, secondo cui almeno un centinaio hanno lasciato le loro case per andare a raggiungere l'Isis, in Siria o in Iraq.

I dati, forniti dalla New America Foundation, aggiungono però un particolare e sostengono che siano proprio le politiche della Cina ad avere alienato gli uiguri, facendogli avvertire chiaramente il richiamo di idee più radicali. E se non sembrano numerosissimi quelli che hanno scelto di combattere sotto la bandiera dell'Isis, sarebbero invece alcune migliaia quelli finiti in Siria con il Turkistan islamic Party, alleato dei qaedisti di Al-Nusra.

D’altronde la militanza radicale di una parte della popolazione uigura non è una novità. Se si guarda alla storia recente, si vede chiaramente come dallo Xinjiang partirono combattenti finiti poi a combattere in Afghanistan, e negli anni scorsi lo Stato islamico ha pubblicato filmati con miliziani provenienti da questa zona, allo scopo di convincere altri ad unirsi alla causa jihadista.

Se in Cina la minaccia degli uiguri è una questione d’apprensione per il governo centrale, d’altra parte da sempre la popolazione - che per lingua è cultura è più vicina alle popolazioni centrasiatiche e conta circa dieci milioni di persone - denuncia la propria marginalizzazione o una vera e propria persecuzione, attuata nel tentativo di uniformarla forzatamente al resto del Paese.

Tra gli anni Novanta e oggi molti sono stati i casi in cui estremisti hanno utilizzato tattiche violente contro lo Stato cinese.

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