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La proposta dei veterinari: fate l'anestesia alle aragoste prima di bollirle in pentola

I crostacei è stato dimostrato che soffrono. Addirittura c’è chi assicura di averle sentite piangere

La proposta dei veterinari: fate l'anestesia alle aragoste prima di bollirle in pentola

Ecco arrivare dai veterinari inglesi una proposta per cercare di diminuire la sofferenza delle aragoste nel momento in cui vengono bollite vive. L’idea dei veterinari britannici è quella di praticare l’anestesia ai poveri animali prima di lanciarli nell’acqua bollente. L’appello è rivolto a cuochi e chef, stellati o meno. Diversi studi, come quelli condotti dal professor John Elwood dell'Università di Belfast e pubblicati sul Journal of Experimental Biology, avrebbero infatti confermato che i crostacei soffrono.

L'appello a non far soffrire le aragoste

L' Associazione dei veterinari inglesi per ovviare alla barbara tortura ha suggerito di utilizzare metodi sicuri per stordire questi animali. Come per esempio una piccola scarica elettrica, quasi impercettibile, prima di ucciderli. L’associazione ha inoltre chiesto che queste regole vengano adottate ufficialmente nelle normative sul benessere animale. Ovviamente se ciò avvenisse farebbe più contenti anche gli animalisti che si battono da tempo per le aragoste e gli altri crostacei. Questi animali sentono effettivamente il dolore. Lo prova il fatto che se ricevono una scarica elettrica scappano e abbandonano anche la loro tana.

Nel 2017, in Italia, un ristoratore fiorentino era stato condannato dalla Cassazione per aver tenuto delle aragoste su del ghiaccio con le chele imprigionate. Ancora più avanti la Svizzera che nel 2018 aveva vietato di bollire i crostacei in acqua bollente e di trasportarli nel ghiaccio. Gli animali devono infatti essere lasciati nell’acqua di mare ed essere storditi prima di essere cucinati. In commercio ci sono diverse tecniche per alleviare la sofferenza delle aragoste. Come per esempio quella idealizzata con la collaborazione dell’Università di Bristol, che è stata chiamata Crustastun. Il costo è di 2.500 euro, ma un ristorante che propone aragoste ai suoi clienti può anche affrontare questa spesa. Molti chef inglesi hanno già adottato il macchinario. Tra loro l’italiano Giorgio Locatelli e il francese Raymond Blanc. Sembra anche che vi sia un vantaggio culinario: ci vuole poco tempo, gli animali possono essere conservati per tempi più lunghi e le loro carni sarebbero più morbide e quindi più buone al palato.

Come funziona il Crustastun

Locatelli, titolare dell'omonima Locanda, una delle istituzioni di Londra, ha spiegato, parlando del Crustastun che “è un metodo più umano, dimostra rispetto per gli animali”. Lo chef ha inoltre sottolineato che “è indubbiamente bene tenere una mente aperta e rivedere le leggi, ma penso che qualunque investimento di tempo e di soldi dovrebbe sempre andare verso la sensibilizzazione dei consumatori verso questo tema”. Il Crustastun è un apparecchio grande come una valigetta, che viene riempito di acqua salata e il crostaceo di turno viene posizionato su una griglia. Viene poi chiuso il coperchio e l’animale viene stordito in circa un minuto. Quando viene gettato nella pentola bollente non ha più la sensibilità e, in teoria, non dovrebbe soffrire. Della stessa idea di Locatelli anche il collega francese Blanc: “Riteniamo che il nuovo sistema Crustastun sia un importante passo avanti dal punto di vista etico e abbiamo scoperto che migliora anche la texture e il sapore”. Ma non tutti gli chef sono purtroppo dello stesso parere e piuttosto che usare questo metodo preferiscono eliminare le aragoste dai loro menu. In ogni caso la partita sarebbe vinta.

Anzi, anche meglio.

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