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Trump: "Dobbiamo proteggere gli Usa da un attacco elettromagnetico"

Trump è il primo presidente a sottolineare la necessità di proteggere le infrastrutture critiche degli Stati Uniti da un evento EMP

Trump: "Dobbiamo proteggere gli Usa da un attacco elettromagnetico"

Il Presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per proteggere gli Stati Uniti dagli impulsi elettromagnetici (EMP) che potrebbero avere un effetto debilitante sulle infrastrutture critiche americane. Un evento EMP potenzialmente dannoso può essere causato da un evento naturale (come quello di Carrington) o dalla detonazione di un'arma nucleare o termonucleare nell'atmosfera. Un’esplosione nucleare nella bassa orbita terrestre, ad esempio, creerebbe un impulso elettromagnetico che potrebbe mettere fuori uso anche i satelliti schermati. Tranne pochissime eccezioni, la rete elettrica nazionale statunitense è vulnerabile e non testata per un evento EMP.

EMP, l'ordine esecutivo di Donald Trump

Trump ha incaricato le agenzie federali, i dipartimenti di sicurezza interna, difesa, energia, commercio ed il Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, di identificare le minacce EMP per i sistemi vitali degli Stati Uniti, creare parametri di riferimento e fornire dati sul potenziale impatto di un evento elettromagnetico. Quello firmato da Donald Trump, è il primo ordine esecutivo a stabilire una politica globale per migliorare la resilienza delle infrastrutture critiche e mitigare il potenziale impatto di un attacco EMP. Secondo quanto disposto dalla direttiva presidenziale, tra novanta giorni il Segretario alla Sicurezza Nazionale Kirstjen Nielsen dovrà stilare un elenco delle infrastrutture critiche che, se interrotte, degraderebbero le capacità di difesa interne ed esterne degli Stati Uniti. Tra un anno, il Dipartimento della Sicurezza nazionale dovrà consegnare un rapporto con tutte le infrastrutture critiche che potrebbero essere influenzate dagli EMP.

Cosa temono gli Stati Uniti

Donald Trump è il primo Presidente a sottolineare la necessità di proteggere le infrastrutture critiche degli Stati Uniti, come ad esempio la rete elettrica, che potrebbero potenzialmente essere influenzate da un evento elettromagnetico.

La maggior parte delle reti e dei sensori alla base del sistema militare americano, in prevalenza progettati dopo la fine della guerra fredda, non sono stati induriti o certificati per resistere agli effetti degli impulsi elettromagnetici. Tali contromisure sono un’eccezione nella griglia elettrica civile. Teoricamente, la detonazione di una bomba all’idrogeno ad un'altitudine elevata creerebbe un impulso elettromagnetico che potrebbe danneggiare parti importanti della griglia elettrica statunitense. Un'altitudine di appena 250 miglia, intorno all'orbita della Stazione Spaziale Internazionale, potrebbe annientare parte dell'elettronica sulla terraferma. Una bomba all’idrogeno usa solitamente una bomba atomica primaria per innescare un'esplosione secondaria molto più grande. Tale arma, con la prima fase basata sulla fissione e la seconda sulla fusione, genera una resa esplosiva maggiore rispetto ai dispositivi di fissione pura. Oltre all'importanza intrinseca della rete energetica per una società, tutti i settori dell'economia considerati costituenti l'infrastruttura critica di una nazione fanno affidamento sull'elettricità. Riducendo parzialmente o del tutto l'approvvigionamento elettrico, un avversario potrebbe minare il sostegno pubblico in un momento politicamente delicato per un determinato paese, distraendolo o ritardando la sua risposta.

I dati della Commissione EMP

Il test Starfish Prime

“Alcuni tipi di armi nucleari a basso rendimento possono essere impiegate per generare effetti EMP potenzialmente catastrofici su ampie aree geografiche. Le armi nucleari primitive a basso rendimento rappresentano una seria minaccia". Queste le conclusioni della Commissione Emp nominata dal Congresso per stabilire gli effetti di un evento elettromagnetico sulle infrastrutture critiche americane. Quelle conclusioni, definite alla James Bond, furono per lo più bollate come fantasiose. I critici presero a riferimento i dati ottenuti dal test nucleare Starfish Prime. Il 9 luglio del 1962, gli Stati Uniti condussero Starfish Prime, il primo di una serie di cinque test volti a testare gli effetti delle armi nucleari in alta quota e nello spazio esterno inferiore. Il missile Thor lanciato trasportava una testata termonucleare W49 con una resa esplosiva di 1,45 megatoni, un centinaio di volte quella sganciata su Hiroshima. Le armi nucleari sono fondamentalmente diverse dai semplici esplosivi chimici. Il TNT rilascia la sua energia sotto forma di calore e luce. Gli asset nucleari generano calore, luce, oltre a grandi quantità di raggi X, gamma e particelle subatomiche come elettroni e ioni pesanti. L'esplosione avvenne a 400 chilometri sopra l'atollo di Johnston, nell'Oceano Pacifico settentrionale. Starfish Prime era stato concepito per studiare gli effetti delle radiazioni nella magnetosfera della Terra. L'impulso elettromagnetico generato influenzò il flusso di elettricità sulla Terra a centinaia di chilometri di distanza. E gli effetti sulla terraferma furono comunque limitati. I test di Starfish Prime del 1962 andrebbero letti nella giusta ottica e considerando le numerose limitazioni poste dall’Atomic Energy Commission che non avrebbe potuto permettersi di risarcire i danni.

Nell'aprile del 2008, in un rapporto di 208 pagine consegnato al Congresso dal titolo Report of the Commission to Assess the Threat to the United States from Electromagnetic Pulse (EMP) Attack, la Commissione EMP ribadiva che “un attacco elettromagnetico con esplosione nucleare ad un’altitudine di 30 km sopra gli Stati Uniti, sarebbe stato sufficiente per causare danni catastrofici alla nostra nazione".

Nel 2017, in una relazione ufficiale presentata al Congresso, il Government Accountability Office o GAO accusava il governo federale di “non aver messo in atto le raccomandazioni presentate nel 2009 per prevenire interruzioni calamitose innescate da un evento EMP”.

“Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ed il Dipartimento dell'Energia non hanno adottato un approccio coordinato per identificare e attuare le principali attività per la gestione dei rischi in caso di attacco EMP ed assicurare la griglia elettrica civile”.

Cosa è l’EMP

L’Impulso elettromagnetico (EMP) è un campo di energia intensa istantanea che può sovraccaricare o interrompere a distanza i sistemi, come quelli elettrici, particolarmente sensibili agli sbalzi di tensione. Quando l’impulso elettromagnetico è generato da un’esplosione nucleare si utilizza il termine HEMP, High Altitude Electromagnetic Pulse. Un simile evento, seppur ridotto, può essere creato con dispositivi non-nucleari con sostanze chimiche reattive, potenti batterie o condensatori. Quest’ultimo evento è noto come High Power Microwave (HPM). Il conseguente cambiamento del campo magnetico nell'atmosfera terrestre può disabilitare in modo permanente componenti e sistemi elettrici. Un EMP nucleare genera tre eventi energetici in sequenza: lo shock elettromagnetico che colpisce gli asset energetici ed elettrici, un effetto simile a quello dei fulmini che intacca i componenti precedentemente schermati e la diffusione dell’impulso attraverso le linee di trasmissione elettrica. Il munizionamento NKE (Non-Kinetic Effects) per l’artiglieria, limiterà l'estensione geografica dei sistemi colpiti, riducendo l'impatto complessivo sullo spettro elettromagnetico.

Un attacco EMP

In un ipotetico conflitto contro una super potenza, gli Stati Uniti prevedono di subire diversi tipi di attacchi cinetici, elettronici ed informatici oltre a raid convenzionali contro le strutture di supporto a terra. Il primo obiettivo sarebbe quello di oscurare la rete di spionaggio ed intelligence messa in orbita dagli USA. Se eseguiti con successo, tali attacchi potrebbero minacciare in modo significativo l’intera rete orbitale degli Stati Uniti, specialmente se molteplici vettori venissero lanciati contro i satelliti militari e di intelligence. In questo modo si degraderebbe esponenzialmente la capacità degli USA di utilizzare armi di precisione. Un’esplosione nucleare nella bassa orbita terrestre creerebbe raggi gamma ed una serie di impulsi elettromagnetici che metterebbero fuori uso tutti i satelliti schermati. Ad altitudini tra 40 a 400 km, i raggi gamma producono elettroni liberi ad alta energia che danno origine ad una corrente elettrica oscillante che distrugge le apparecchiature elettroniche. Le asimmetrie nel campo elettrico sono causate da fattori quali la variazione di densità dell'aria con l'altitudine e la vicinanza dell'esplosione alla superficie terrestre. Queste asimmetrie provocano correnti elettriche variabili nel tempo che producono l'EMP. Gli effetti indiretti a cascata colpiscono tutti i sistemi elettronici delle infrastrutture critiche.

Gli eventi di un impulso elettromagnetico

L’impulso elettromagnetico a seguito della detonazione nucleare, consta di tre eventi. Nel primo, chiamato E1, l’impulso ad alta frequenza di energia generato ad oltre il 90% della velocità della luce, crea uno shock elettromagnetico. E’ la diversa distorsione elettromagnetica a determinare il grado di erosione delle attrezzature schermate. L’evento E2 a tempo intermedio, per caratteristiche simile alla scarica di un fulmine, varia da un microsecondo ad un secondo dopo l’inizio del primo evento. Il problema potenziale con l’evento E2 ad alta frequenza è che si verifica immediatamente dopo l’E1. L’E2 copre essenzialmente la stessa area E1, ma con ampiezza inferiore. La componente E2 non rappresenterebbe una minaccia critica per le infrastrutture, poiché la maggior parte dei sistemi sono schermati contro i fulmini occasionali. Tuttavia, la seconda fase associata alla prima infligge in genere più danni dal momento che le tradizionali misure di protezione sono state bypassate dall’evento E1: ciò amplifica il danno da EMP. L’E3 a bassa frequenza è un impulso di lunga durata che genera sbalzi di tensioni che sovraccaricano le apparecchiature connesse alle infrastrutture di alimentazione e telecomunicazioni. Si diffonde attraverso le linee di trasmissione dell'energia elettrica e, successivamente, provoca danni ai sistemi di approvvigionamento e di distribuzione associati. L’E3 è il risultato della distorsione elettromagnetica terrestre, simile ad una massiccia tempesta magnetica. Una raffica moderata di E3 potrebbe influenzare direttamente fino al 70 per cento della rete elettrica degli Stati Uniti. La componente E3 è molto diversa dagli altri due eventi principali di un EMP nucleare. A causa della somiglianza tra le tempeste geomagnetiche solari indotte e l’evento E3 nucleare, è diventato comune riferirsi alle tempeste geomagnetiche indotte come EMP solare. A livello del suolo, tuttavia, l’EMP solare non innesca eventi E1 o E2. Se combinati, i molteplici componenti dell’impulso EMP nucleare hanno il potenziale per infliggere danni catastrofici alle infrastrutture di una nazione, comprese quelle soggette ad indurimento. Gli effetti di un EMP nucleare sono difficili da prevedere, poiché dipendono da una serie di fattori come la resa dell'arma, l'altitudine della detonazione, la latitudine geografica e la grandezza del campo magnetico terrestre locale. Sebbene l'altitudine necessaria per un efficace EMP nucleare minimizza il danno sulle persone, è comunque previsto un gran numero di vittime associate alla perdita della corrente elettrica. Le capacità nucleari, associate alla tecnologia per il lancio ad alta quota, limitano la capacità HEMP alle sole superpotenze. Asset HPM, richiedono un inferiore livello di tecnologia, alla portata di gruppi estremisti ed organizzazioni non statali. Il danno da HPM è circoscritto, tuttavia l'accessibilità tecnica, i costi inferiori, e l’apparente vulnerabilità delle apparecchiature elettroniche civili, potrebbero attrarre in futuro anche i gruppi terroristici.

Il munizionamento non cinetico

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti continua a testare delle granate elettromagnetiche non cinetiche in grado di neutralizzare le infrastrutture nemiche energetiche ed i sistemi computerizzati. Il munizionamento NKE o Non-Kinetic Effects, è una chiara evoluzione non letale della bomba a neutroni, quest’ultima progettata per eliminare la fanteria nemica con una raffica di radiazioni, infliggendo danni minimi alle infrastrutture. La neutralizzazione dei sistemi infrastrutturali e di comunicazione, richiede un vettore di attacco alternativo in grado di colpire l’hardware associato a tali asset. E’ il picco di tensione della scarica elettromagnetica a disabilitare in modo permanente i sistemi elettrici. Il munizionamento NKE per l’artiglieria, limitererebbe l'estensione geografica dei sistemi colpiti, riducendo l'impatto complessivo sullo spettro elettromagnetico. Le sub-munizioni NKE di un proiettile d'artiglieria da 155 millimetri, ad esempio, sono concepite come un’arma tattica da impiegare in prossimità delle linee nemiche. La circoscrizione ad una piccola area geografica e ad una specifica porzione dello spettro elettromagnetico, limiterebbe i danni collaterali.

Nel concetto tattico NKE si fa riferimento ad un “effetto paralizzante della sottostante infrastruttura industriale civile e militare avversaria”, sebbene ci si riferisca chiaramente ad un impiego strategico.

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