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Usa, Trump crea commissione governativa per i diritti umani

Trump e Pompeo hanno nominato una docente di Harvard a capo del nuovo organo, fortemente criticata dai dem e dalle ong umanitarie

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L’amministrazione Trump ha da poco istituito, all’interno del dipartimento di Stato, una commissione sui diritti umani, incaricata di fornire pareri al governo federale su questioni etiche.

In particolare, tale organo consultivo, denominato “Commissione sui diritti inalienabili” e formato da 10 membri, avrà il compito di stilare un nuovo elenco di libertà individuali fondamentali”, aggiornando così le disposizioni “più obsolete” della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948. La neocostituita istituzione garantirà quindi alla diplomazia statunitense, a detta del segretario di Stato Mike Pompeo, “cruciali consigli sui principali temi morali che emergono dalla realtà internazionale contemporanea”.

Sempre secondo Pompeo, la nuova commissione aiuterà l’esecutivo Usa a“distinguere gli autentici diritti umani dalle pretese innaturali, dalle falsificazioni storiche e dal furore ideologico”. L’organo consultivo, inoltre, ricorderà costantemente al segretario di Stato e alla Casa Bianca, ha precisato il responsabile federale degli Affari esteri, le “massicce violazioni delle libertà civili in corso nel mondo, dal Venezuela all’Iran, stimolando contestualmente il presidente Usa a intraprendere ogni azione necessaria a fare cessare questa vergogna”.

A capo della “Commissione sui diritti inalienabili” è stata nominata, per iniziativa di Trump e dello stesso Pompeo, Mary Ann Glendon, docente ad Harvard nonché ex ambasciatrice di Washington presso la Santa Sede, che ha promesso di sensibilizzare le autorità federali soprattutto circa questioni come “l’aborto, le pratiche contraccettive forzate, la repressione delle minoranze religiose”.

La designazione della Glendon è stata però accolta con freddezza e polemiche da parte dell’opposizione democratica, in quanto l’ex diplomatica sarebbe, accusa il fronte liberal,“vicina agli ambienti vaticani conservatori”. Eliot Engel, presidente dem della commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti nazionale, ha infatti accusato la donna di condividere l’“ostilità verso i diritti della comunità Lgbt e verso la libertà delle donne di abortire” nutrita da influenti membri della curia romana come l’arcivescovo di New York Timothy M. Dolan.

Anche le ong umanitarie hanno espresso la loro contrarietà alla nomina della docente di Harvard alla guida della “Commissione sui diritti inalienabili”. Ad esempio, Joanne Lin, esponente di Amnesty International USA, ha additato il conferimento dell’incarico in questione alla Glendon come un “ulteriore tassello della strategia promossa da Trump contro le conquiste civili ottenute finora in America”.

Lo stesso segretario di Stato è poi intervenuto per ribattere le critiche lanciate all’indirizzo dell’ex ambasciatrice, bollando queste ultime come“espressione di pregiudizi politici” e come“volte a deridere i solidi principi cristiani professati da Mary Ann Glendon”.

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