Cronaca locale

Sono 285 i grandi evasori in città: tra loro anche le suore

Tasse non pagate e contenziosi in corso per milioni di euro, una giungla mai esplorata fino in fondo, un mosaico da ricomporre a cui sta pensando l’amministrazione comunale

Sono 285 i grandi evasori in città: tra loro anche le suore

Sono centinaia i grandi evasori a Napoli, enti pubblici, associazioni e singoli cittadini che hanno debiti nei confronti del Comune superiori ai 100mila euro. Tasse non pagate e contenziosi in corso per milioni di euro, una giungla mai esplorata fino in fondo, un mosaico da ricomporre a cui sta pensando l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Gaetano Manfredi. In totale sono 285 i soggetti che non hanno pagato l’Imu dal 2012 al 2020, un disavanzo di bel 154 milioni di euro che vede coinvolti enti e privati di ogni tipo. Si va dall’Alenia all’associazione mutilati e invalidi di guerra, dal circolo nautico Rari Nantes ai presidi sanitari Santobono- Pausilipon e clinica Posillipo, fino ad arrivare alle suore salesiane della carità che devono versare al Comune più di un milione di euro.

Tra gli enti pubblici spiccano tra i cattivi pagatori il Cnr e il conservatorio musicale di San Pietro a Majella, ma anche organismi direttamente collegati al Comune, come la Mostra d’Oltremare, Anm, Terme di Agnano e la fallita Bagnoli Futura. Chi deve la cifra più alta di Imu, comunque, è l’università Federico II, che ha un debito di 13,9 milioni di euro. Subito dopo c’è l’Iacp, con 9,7 milioni di euro. L’elenco delle aziende private, invece, come riporta la Repubblica, è sterminato. Tra i morosi ci sono grandi alberghi, supermercati, banche e la Vasto Srl dell’ex presidente del Napoli calcio Corrado Ferlaino.

Per quanto riguarda la Tari, la tassa sui rifiuti, la Questura ha più di mezzo milione di euro da versare al Comune per il periodo che va dal 2017 al 2020. Anche in questo caso a battere il record dell’insolvenza è l’università Federico II, con 13,4 milioni di euro da pagare.

Nell’elenco degli evasori figurano anche il Museo archeologico nazionale (157mila euro) e la comunità religiosa de padri Gesuiti (117mila euro).

Commenti