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Messina Denaro, le minacce al medico: "Curalo o farai la fine di Falcone e Borsellino"

Un 20enne utilizzava un profilo falso per intimorire il primario che aveva in cura Matteo Messina Denaro. La vicenda è finita sul tavolo della Procura Distrettuale antimafia dell'Aquila

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Uno dei medici che fino a pochi giorni fa ha assicurato l'assistenza al boss Matteo Messina Denaro è stato oggetto di una pesante minaccia in stile mafioso da parte di un 20enne di Salerno. Il giovane, che utilizzava un profilo Facebook falso, aveva più volte inviato messaggi privati sui social al medico, costringendolo a vivere nel terrore e sotto una stretta vigilanza da parte delle forze dell'ordine.

Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia dell'ospedale dell'Aquila, ha preso in carico il paziente Messina Denaro (affetto da un grave tumore al colon) fin dal suo arrivo in città: prima durante la detenzione nel carcere di Preturo in regime di 41 bis - luogo nel quale per poter eseguire le cure chemioterapiche era stata allestita una stanza ad hoc accanto alla cella - e poi all'ospedale, fino a quando l'ex boss di Castelvetrano non ha deciso di interrompere le stesse.

Sul proprio profilo Messenger, il medico è stato raggiunto da tre messaggi di un certo "Micael D'Angelo", uno dei quali terrificante, che lo "invitava" a prestare le migliori cure altrimenti "lo avrebbe fatto saltare in aria come accaduto a Falcone e Borsellino". Una minaccia subito rigirata agli agenti della squadra mobile della questura e ai colleghi dalla polizia postale. La vicenda, per la sua delicatezza, è finita sul tavolo della Procura Distrettuale antimafia dell'Aquila.

L'autore delle minacce, identificato in M.N. di 20 anni originario della provincia di Salerno, ha tentato di rendersi irreperibile ma è stato rintracciato a Torino mentre era ospite di un amico estraneo ai fatti. Gli investigatori lo hanno perquisito e sequestrato il cellulare che sarà analizzato dagli esperti.

Al momento viene esclusa un'appartenenza del giovane al mondo mafioso, ma è probabile che con il proseguire delle indagini possano essere contestate aggravanti dato che il soggetto, nei suoi messaggi, lasciava intendere la sua affiliazione alle cosche.

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