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"Diffonde odio". L'ira dell'ambasciatore israeliano contro Ghali e la Rai

Su X, Alon Bar si è scagliato contro l'emittente italiana, biasimando la mancanza di solidarietà per le vittime del 7 ottobre sul palco dell'Ariston. Nel mirino del diplomatico anche l'intervento del rapper Ghali

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Finisce Sanremo ma continuano le polemiche. Nella mattina dell’11 febbraio, l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar ha pubblicato su X un post in cui si è scagliato contro la Rai, accusata di sfruttare il palco del Festival per “diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”.

Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c'erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi insieme ad altre decine di ostaggi israeliani”, ha scritto il diplomatico. “Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”. È probabile che l’ambasciatore Bar si sia riferito alle parole di Ghali pronunciate durante la serata finale della kermesse. Il rapper, infatti, ha chiesto all’”alieno” che si trovava con lui sul palco se volesse dire qualcosa e, dopo averlo ascoltato, ha detto “Stop al genocidio”.

Un’uscita, questa, che si somma alle polemiche generate da una parte del testo della sua canzone, intitolata “Casa mia” e arrivata al quarto posto nella graduatoria finale. Il passaggio in questione recita: “Ma, come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace”. Il riferimento alla guerra in corso in Medio Oriente sembra evidente e ha suscitato l’ira del capo della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi, che ha accusato il cantante di offendere il popolo ebraico e la Rai di diffondere “propaganda anti-israeliana”. Ghali si è difeso affermando di aver composto il brano prima degli attacchi del 7 ottobre e che il suo intento fosse parlare in generale della tematica della guerra. Il cantante ha però dichiarato anche che “se la mia esibizione porta a ragionare sull’irragionabile, se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere allora ben venga”, sottolineando che “è necessario prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso”.

Sempre durante l’ultima serata si è verificato un altro evento finito nel mirino dell’ambasciatore Alon Bar. In concomitanza con l’esibizione del rapper Mario Molinaro, in arte Tedua, ospite sulla nave da crociera, tra il pubblico sono apparsi striscioni con scritto “Stop al genocidio” e “Cessate il fuoco”, oltre ad alcune bandiere palestinesi.

Nel corso di tutto il Festival, numerosi artisti hanno fatto appello alla pace in Medio Oriente, a cominciare dalla serata inaugurale durante la quale Dargen D’Amico ha urlato lo stop ai bombardamenti.

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