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Dramma roghi a Palermo: quattro morti al sud. Scatta l'allarme diossina

"Discarica in fiamme, non state all’aperto". Il fuoco minaccia l’aeroporto e l’ospedale

Dramma roghi a Palermo: quattro morti al sud. Scatta l'allarme diossina

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La Sicilia è un corpo martoriato dalle fiamme. Le cicatrici hanno il colore del fuoco e disegnano un perimetro rosso acceso che circoscrive le case e invade le colline sopra la città. Dopo Catania, flagellata in diversi quartieri per oltre 90 ore dall’assenza di luce e di acqua a causa delle temperature roventi, adesso è la volta di Palermo: il capoluogo è l’epicentro del girone infernale. Brucia Capo Gallo, famoso promontorio che guarda dall’alto la spiaggia di Mondello. Brucia la discarica di Bellolampo con il conseguente rischio diossina e un’aria irrespirabile. Brucia la collina di Pizzo Sella, visuale privilegiata del golfo di Sferracavallo e di Isola delle Femmine. Brucia monte Caputo, polmone verde della cittadina normanna di Monreale.

Il rosso del fuoco si fonde con quello del sangue. Due corpi carbonizzati sono stati trovati in un’abitazione a Cinisi, in zona Fondo Orsa, vicino all’aeroporto. I cadaveri non sono stati identificati, ma le vittime avrebbero all’incirca 75 anni. Un’anziana di 88 anni, Rita Gaetana Pillitteri, dice addio alla vita: anche lei muore dentro casa, a San Martino delle Scale. I soccorsi vengono bloccati dalle fiamme e non arrivano in tempo. Già, Chronos. Quel fattore così importante e così implacabile, come il vento di scirocco che ha pervaso ogni cosa impedendo, con le sue raffiche, di far alzare in volo i mezzi di soccorsi.

«Con questo tipo di vento secco brucia tutto in fretta» spiega Filippo Micillo, responsabile del coordinamento servizio antincendio boschivo dei Vigili del Fuoco. Per quasi l’intera giornata di ieri, nel Palermitano, soltanto un Canadair è riuscito a contrastare l’avanzare dei roghi. Uno solo. Impensabile spegnere l’apocalisse con i soli mezzi di terra. Eppure, è l’unica strategia. Ma costa. Ne hanno pagato un caro prezzo due agenti del corpo forestale ricoverati all’ospedale Civico di Palermo nel reparto Grandi ustioni e in gravi condizioni. «Non state all’aperto» ha raccomandato l’Asp ai cittadini. I roghi hanno minacciato pure l’ospedale Cervello di Palermo, tanto che per qualche ora è stato evacuato un padiglione del nosocomio. Gli incendi non hanno risparmiato nemmeno le chiese. Quella del convento di Santa Maria di Gesù, insieme con il cimitero storico, è stata raggiunta dalle fiamme e invasa dal fumo.

«Carabinieri, prendete il necessario e abbandonate la casa. Vi scortiamo noi», decine di persone sono state svegliate nel cuore della notte del 24 luglio con queste parole. E sono andate via dal proprio focolare con le lacrime agli occhi e con l’incertezza di non rivederlo mai più. Sono oltre 1.500 gli sfollati tra Palermo e provincia, circa 400 le abitazioni evacuate e una ventina quelle danneggiate. L’aeroporto Falcone e Borsellino è stato chiuso fino alle 11 di ieri mattina privilegiando poi i soli voli di andata. Inutile dire che si è scatenato il caos, con file interminabili in una situazione già compromessa dai lavori in corso e dal malfunzionamento dell’aria condizionata.

Nella morsa degli incendi sono finite anche le province di Reggio Calabria (dove un uomo di 98 anni è morto a Cardeto a causa degli incendi) di Messina e di Trapani. In quest’ultima, è stata evacuata la spiaggia di Calampiso e di San Vito Lo Capo e le fiamme hanno causato danni incalcolabili nell’area del parco archeologico di Segesta, compreso il punto di ristoro e tutte le zone limitrofe. Il governatore della Regione siciliana, Renato Schifani, ha annunciato che oggi dichiarerà lo stato di calamità e chiederà al governo nazionale il riconoscimento dello stato di emergenza per l'Isola.

Intanto la Trinacria brucia indomita e la conta dei danni non è nemmeno cominciata.

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