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Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, fermati presunti scafisti

Due cittadini sudanesi dovranno rispondere dell'accusa di favoreggiamento in concorso dell'immigrazione clandestina. Rilasciati nelle scorse ore dopo la convalida del fermo a Ravenna, si tratterebbe secondo gli inquirenti di due scafisti

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Erano sbarcati a Ravenna lo scorso lunedì, scendendo dalla nave ong Ocean Viking che li aveva soccorsi in mare dopo la partenza dalla Libia su imbarcazioni di fortuna. E dovranno a quanto sembra rispondere del reato di favoreggiamento in concorso dell'immigrazione clandestina. Protagonista della vicenda, stando a quanto riporta stamani il quotidiano Il Resto del Carlino, sono due migranti di 39 e 24 anni originari del Sudan. I due sono sospettati di essere scafisti ed erano finiti in manette pochi giorni fa. E se nelle scorse ore il giudice per le indagini preliminari ne ha disposto il rilascio, ha comunque convalidato il fermo sulla base degli indizi emersi a loro carico. Iniziando a quanto sembra da alcuni video registrati da altri migranti, nei quali si vedrebbero i due stranieri alla guida di altrettanti barconi prima di essere soccorsi dalla Ocean Viking insieme agli altri. Al momento dello sbarco nella città romagnola, erano dunque stati arrestati.

Secondo quanto si legge nell'ordinanza del gip, "emigrando in proprio e favorendo se stessi, i due indagati hanno finito per favorire l’altrui emigrazione illegale. Si ritiene di ravvisare a carico degli indagati, la gravità indiziaria". Interrogati dal pubblico ministero, gli arrestati hanno deciso di rispondere descrivendo "modalità simili di accesso al viaggio". E cioè "dall’organizzazione facente capo a ignoti malviventi libici" per proseguire con"la trafila seguita prima di essere condotti sulla spiaggia d’imbarco". Per finire con il "pagamento del prezzo" e le "pagamento del prezzo". Entrambi hanno "ammesso di avere condotto il barcone" dopo essere stati portati "a un certa distanza dalla costa con un’altra barca guidata dagli organizzatori libici".

Il resto del racconto, perlomeno davanti al pubblico ministero, ha conosciuto divergenze sulla quota viaggio: il ventiquattrenne ha ammesso di "avere ricevuto uno sconto senza essere minacciato" per avere"aderito alla richiesta di porsi alla guida della barca". Il trentanovenne invece ha assicurato di avere pagato il prezzo pieno e di essere stato costretto dai libici a porsi alla guida del natante. In video-collegamento dal carcere, il più giovane avrebbe in parte ritrattato la propria versione, dicendo di aver ricevuto minacce dai libici. Pur convalidando il fermo, il gip ne ha disposto la scarcerazione in quanto non sussisterebbero a suo giudizio elementi per ravvisare il pericolo di recidiva.

E a breve potrebbero esserci ulteriori sviluppi.

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