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"Pronti a tornare". Open Arms va in Spagna dopo il fermo italiano

La nave dell'ong spagnola è rimasta bloccata nel porto di Carrara per venti giorni per il mancato rispetto del decreto Piantedosi

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Reduce dall'ennesimo fermo imposto dalla legge italiana, la nave Open Arms ha fatto ritorno in patria. Dopo settimane di "blocco, vessazioni e numerose multe imposte dal governo italiano", l'imbarcazione dell'ong spagnola è tornata nel porto di Barcellona, ma resterà ben poco in Catalogna. Gli attivisti hanno infatti ribadito il loro impegno"per la difesa della vita e dei diritti di ogni essere umano": una scelta necessaria, secondo l'organizzazione,"di fronte alla politica del terrore e della morte che si impone nell'agenda mondial , di fronte alle migliaia di persone innocenti e indifese assassinate dalle bombe o dall'indifferenza dei governi".

Open Arms ha ricordato che la sua nave umanitaria, insieme alla barca a vela Astral, nel 2023 ha effettuato nove missioni nel Mediterraneo centrale: bilancio di 2.285 persone di venti nazionalità diverse salvate. Tra loro anche molti bambini e adolescenti. "Tutti loro avranno l'opportunità di iniziare una nuova vita in pace e in un luogo sicuro. Ma molte altre, troppe, continuano a essere le vite che finiscono sul fondo del Mediterraneo, il cimitero liquido più grande del mondo", la puntualizzazione dell'ong. L'imbarcazione aveva lasciato il porto di Marina di Carrara lo scorso 25 ottobre, dopo venti giorni di fermo amministrativo. Come anticipato, Open Arms era stata sanzionata per il mancato rispetto del decreto Piantedosi sui salvataggi multipli (era arrivata in Italia con 176 migranti, ndr). Oltre alla sosta forzata, comminata una sanzione di alcune migliaia di euro.

Secondo quanto ricostruito dalle autorità, Open Arms aveva effettuato tre diverse operazioni di soccorso di migranti in acque internazionali: nelle prime due imbarcazioni c'erano rispettivamente 33 e 36 persone, nella terza 109 94 delle quali minori non accompagnati). Terminato il salvataggio, la nave si era diretta verso il porto di Genova, inizialmente assegnato dalle autorità italiane e successivamente modificato in quello di Marina di Carrara. Il capitano della nave umanitaria e la capo missione erano stati ascoltati per oltre 6 ore dalle autorità competenti per una ricostruzione di quanto avvenuto durante la missione: al termine del confronto, scattati il fermo e la multa. Quello di ottobre non è stato l'unico fermo amministrativo per l'organizzazione non governativa spagnola: già ad agosto era stata punita con un blocco di venti giorni e una multa da circa 3 mila euro.

Nonostante le sanzioni, Open Arms sembra intenzionata a sfidare nuovamente il governo italiano.

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