Pietro Vernizzi
Nel 2003 aveva occupato un appartamento sfitto dell'Aler in piazza Insubria, dopo averne forzato la porta. E il Tar ha dato ragione allabusiva, costringendo l'Azienda di edilizia residenziale a pagare 2mila euro di spese processuali. Motivo: lente ha atteso troppo prima di intimarle lo sfratto.
Il Tribunale amministrativo regionale infatti ha riconosciuto che lordine di rilascio «si giustifica al fine di consentire allente proprietario di rientrare immediatamente nella disponibilità dellimmobile». Ma prima di ordinare labbandono della casa l'Aler avrebbe lasciato passare 18 mesi. Un periodo troppo lungo, nel quale linquilina abusiva sarebbe passata dal torto alla ragione. «L'Aler - hanno infatti precisato i magistrati - ha avuto notizia dell'occupazione dal maggio 2003, quando è stata sporta denuncia, mentre lordine di rilascio è stato notificato l11 novembre 2004».
La signora aveva fatto ricorso, spiegando che prima dellintimazione, avrebbe avuto ricevere una diffida in modo da avere il tempo di presentare documenti e argomentazioni a difesa. Per esempio spiegando la «situazione di grave disagio in cui versa la propria famiglia» e «le numerose istanze di assegnazione di un alloggio in emergenza restate senza esito».
Il Tar le ha dato ragione in base a un regolamento regionale, secondo cui «in caso di occupazione il proprietario intima immediatamente il rilascio dellalloggio». E proprio su quell«immediatamente» labusiva lha spuntata e può restare nella casa pagando laffitto. Benché, su tutti gli altri aspetti, il Tar abbiano dato ragione all'Aler. Per esempio spiegando che lemergenza abitativa non giustificava luso della forza. E inoltre lo sfratto non aveva bisogno di motivazioni, non necessitando di «valutazioni in ordine alla condizione personale, familiare e abitativa degli interessati».
Quello della signora di piazza Insubria comunque è soltanto uno dei 4.
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