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Ok allo scudo fiscale: decisive le assenze nel Pd Napolitano firma il decreto: "Non è un'amnistia"

Il decreto passa ora al vaglio del capo dello Stato: ecco cosa cambia. Ancora proteste a Montecitorio: gli insulti di Barbato ("Premier mafioso") e la sospensione della seduta. Fini: "Frasi gravi". Oggi la firma di Napolitano. Quanti furbetti del condono a sinistra / Nicola Porro

Ok allo scudo fiscale: decisive le assenze nel Pd 
Napolitano firma il decreto: "Non è un'amnistia"

Roma - Via libera definitivo della camera al decreto legge correttivo anticrisi con le misure per lo scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero. Il decreto passa ora al vaglio del capo dello Stato. Il cammino del provvedimento è stato accompagnato da una dura battaglia parlamentare da parte dell’opposizione, contraria alle modifiche allo scudo introdotte al senato. Le critiche si sono appuntate in particolare sulla copertura del falso in bilancio e sull’esclusione delle procedure di segnalazione antiriciclaggio e antiterrorismo. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, promulgherà il decreto oggi al rientro a Roma.

Il decreto approvato Il decreto prevede modifiche a varie norme contenute nell’ultimo decreto anticrisi: viene allentata la stretta sull’apertura delle istruttorie da parte della corte dei conti e si introduce il concerto dei ministri dell’ambiente e della semplificazione nell’individuazione degli interventi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia da realizzare con capitale prevalentemente o interamente privato qualora ricorrano particolari ragioni d’urgenza. Si prevede, inoltre, che i poteri sostitutivi del commissario di governo per tali interventi possano essere posti in essere solo quando le amministrazioni non abbiano rispettato i termini di legge per l’autorizzazione e la realizzazione degli interventi. Viene poi rimosso il riferimento all’amministratore delegato della stretto di messina spa per le procedure di nomina del commissario straordinario.

Le assenze nell'opposizione Il dl correttivo è passato con 20 voti di scarto. Dai tabulati dell’aula, però, emerge che l’esito avrebbe potuto essere un altro: sono infatti 23 i deputati del Pd che risulta non abbiano partecipato al voto, 6 dell’Udc e 1 dell’Idv. In tutto una trentina. "Stiamo verificando - ha spiegato il capogruppo del Pd, Antonello Soro - e comunque so che almeno 7 o 8 dei nostri non c’erano perchè malati, 2 sono in missione e poi possono esserci stati errori al momento del voto. Ad esempio, risulta tra quelli che non hanno partecipato al voto anche Furio Colombo che in aula c’era e magari si è sbagliato al momento del voto. Ora verificheremo". Ancor più numerose, comunque, sono state le assenze nel Pdl: i deputati che non hanno partecipato al voto sono stati 56.

La firma di Napolitano Napolitano firma oggi il dl correttivo al decreto anticrisi che contiene lo scudo fiscale. Secondo quanto si apprende, la scelta di offrire subito le motivazioni della decisioni è stata dovuta a ragioni di trasparenza e chiarezza: il capo dello Stato spiega di aver "esaminato attentamente, seguendone l’intero percorso parlamentare", la legge in questione. E fa subito due osservazioni: la prima sulla collocazione di queste misure, che potevano essere "più correttamente" inserite nel dl anticrisi già quattro mesi fa; nella seconda Napolitano ricorda "l’esclusiva responsabilità" del Governo su queste scelte. "Si osserva innanzitutto - ha spiegato il presidente - che la complessiva disciplina dello scudo fiscale, comprese le ulteriori modificazioni introdotte in materia nel testo del decreto legge numero 103 del 2009, comporta scelte di merito che rientrano nella esclusiva responsabilità degli organi titolari dell’indirizzo politico di Governo". Oltre a questo, comunque, il capo dello Stato ribadisce che questa disciplina "più correttamente avrebbe dovuto trovare collocazione nel testo originario del decreto legge anticrisi". In questo caso sarebbe stata fin dall’inizio posta all’attenzione e alla valutazione del Quirinale.

Tensione in Aula Una seduta davvero infuocata. Dopo la sceneggiata di ieri mattina davanti a Montecitorio, la protesta muove in Aula. Il deputato dell’Idv Francesco Barbato ha attaccato apertamente il governo definendo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, "mafioso". Subito dai banchi della maggioranza si sono alzate urla: "Vergogna! Vergogna!". Il vice capogruppo del Pdl, Italo Bocchino, ha chiesto al presidente di turno Rosy Bindi di espellere Barbato. Dai banchi dell’Idv, allora, i deputati, tra cui Antonio Di Pietro, hanno alzato dei quaderni rossi a rappresentare l’agenda rossa di Borsellino. La seduta è stata sospesa per alcuni minuti, ma una volta ripresa la tensione non è certo scemata. Italia dei Valori e Lega hanno battibeccato pesantemente dopo che il vice capo gruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni, ha chiesto scusa ai bambini presenti in tribuna a seguire i lavori per quanto accaduto in Aula. Di tutta risposta il capogruppo dell’Idv Donadi gli ha ricordato dei bambini che, invece, stanno sui barconi ai quali vengo applicati i respingimenti guadagnandosi un coretto ("Scemo, scemo!") dai banchi del centrodestra. In seguito, Barbato ha chiesto di intervenire e ha iniziato a dire: "Io voglio chiedere scusa perchè sono un deputato mafioso, chiedo scusa a Borsellino e a Falcone...". Mentre dai banchi del centrodestra partivano le proteste la presidente Bindi lo ha interrotto mantenendo l’aplomb: "Le sue parole non possono essere ricondotte a dichiarazione di voto e quindi le tolgo la parola".

Fini: "Insulti gravi" "Alcune espressioni dell’onorevole Barbato saranno oggetto di valutazione da parte dell’ufficio di presidenza", ha subito commentato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo in Aula subito dopo la zuffa dipietrista. Dopo aver lodato la conduzione d’Aula della vicepresidente Bindi, il numero uno di Montecitorio ha invitato i deputati ad "avere un atteggiamento consono al luogo in cui ci troviamo evitando atteggiamenti che offendono in primo luogo chi se ne rende responsabile". "L’ufficio di presidenza - ha, quindi, concluso Fini - valuterà la gravità, a mio avviso oggettiva, delle frasi dell’onorevole Barbato".

Poi Rosy Bindi ha ripreso a condurre l’Aula.

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