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Telemedicina e over, per cosa sono disposti a spendere e cosa vogliono in cambio

I dati relativi alle necessità degli over 75 dimostrano che il sistema sociosanitario non può fare a meno dell' innovazione. Le persone confidano nelle tecnologie per migliorare la qualità della propria vita e sono disposte a fare qualche sacrificio per usarle

Telemedicina e over, per cosa sono disposti a spendere e cosa vogliono in cambio
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Non soltanto vivere più a lungo ma anche migliorare la qualità della vita. Questi figurano tra gli obiettivi della ricerca scientifica e della tecnologia medica. Scopi che non sono soltanto teorici e offrono sempre più riscontri pratici.

Per capire i motivi che inducono gli over a confidare sempre più nella telemedicina e nelle tecnologie in generale occorre partire dalla situazione attuale: scopriamola insieme in questo articolo basato su contenuti realizzati da NExT-H, content provider e startup innovativa.

La salute degli over 75 in Italia

Nel 2019 la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria (emanazione del ministero della Salute) e l’Istituto nazionale di statistica (Istat) hanno approfondito le condizioni sociosanitarie della persone di almeno 75 anni di età, ossia 6,9 milioni di persone (l’11% circa della popolazione italiana).

Il quadro che ne è emerso è degno di riflessione: 2,3 milioni di persone (il 33% degli over 75) sperimentano situazioni nelle quali sono poco assistite e supportate. Gli over 75 che hanno problemi di comorbilità (almeno due malattie concorrenti), problemi motori e cali di autostima erano 2,7 milioni.

A corredo di queste informazioni occorre fornirne altre due: il 64% degli over 75 che vive solo ha gravi problemi di salute e, non da ultimo, 100mila persone non raggiungono un reddito di 650 euro al mese.

Questi numeri restituiscono un’immagine ineluttabile: il sistema sociosanitario non riesce a tenere il passo con le esigenze della popolazione ed è in contesti simili che le tecnologie trovano terreno per attecchire e diffondersi, includendo anche persone con redditi bassi.

Il rapporto degli over con le tecnologie mediche

Gli over 55 apprezzano sempre di più le tecnologie mediche e la telemedicina: familiarizzano con i nuovi dispositivi, ne comprendono i vantaggi fino a formulare richieste utili a migliorarli.

Lo dice una ricerca firmata dalla società di consulenza e formazione Lattanzio Kibs la quale, alla fine del mese di novembre del 2002, ha dato risalto ai risultati durante un evento che ha avuto luogo nella sede milanese di Assolombarda.

È innegabile che la pandemia abbia svolto il ruolo di accelerante e abbia collaborato alla diffusione della telemedicina ormai già usata almeno una volta dal 23% degli over 55 i quali, in parte, si sovrappongono al 58% che non si dice refrattario a farvi ricorso all’occorrenza: questa è la prova della rivoluzione culturale in atto che non consiste soltanto nell’adozione di tecnologie ma anche nella volontà di condurre un’esistenza più attiva all’insegna della longevità. Torna ancora la volontà citata in apertura: vivere più a lungo e meglio.

C’è anche chi non intende aprirsi alle tecnologie, precisamente il 19% del campione preso in esame (centinaia di persone over 55), ma non è detto che resteranno altrettanto rigidi in futuro.

Un dato che emerge dalla ricerca Lattanzio Kibs induce a una riflessione: il 66% del campione è digitalmente preparato e il restante 34% non sente grande affinità con le tecnologie in genere, un profilo questo che coincide per lo più con donne over 65. Serve ancora un’alfabetizzazione digitale che sia veramente inclusiva ma, come ogni altra rivoluzione, i risultati si vedono sul lungo periodo.

Gli over e il rapporto con la digitalizzazione sanitaria

medico online

Le idee sono chiare. Gli over desiderano servizi in grado di migliorare la qualità della vita e desiderano potere condividere con i rispettivi medici informazioni circa il loro stato di salute, affinché possano ricevere dettagli e istruzioni mirate. Nel medesimo tempo, è chiaro a gran parte del campione che la telemedicina non rimpiazza il medico ma è un mezzo diverso di rapportarcisi, rimanendo sempre al centro delle interazioni.

Se il rapporto con la telemedicina diventa sempre più centrale e viene valutato positivamente, altrettanto non si può dire per i decorsi di riabilitazione per i quali gli over vogliono ancora entrare in stretto contatto con i terapisti.

Le app, il digitale e il ruolo dei medici

Le applicazioni per i dispositivi mobili non vanno confuse con la telemedicina, ma sono un ponte che unisce le esperienze digitali, anche se diverse tra loro. La telemedicina tende a fare in modo che il paziente sia monitorato e che possa giovare direttamente dei dispositivi medici, mentre le applicazioni tendono per lo più a registrare dati che rimangono in possesso di chi le usa.

Tutto contribuisce però a solidificare il rapporto tra uomo e tecnologia e quindi ben vengano anche le applicazioni che, spesso, sono consigliate dai medici. Questo significa che il personale curante riesce a stabilire con i propri pazienti un rapporto di fiducia che si cementifica anche grazie all’uso delle tecnologie.

Anche in materia di applicazioni gli over hanno le idee chiare: vorrebbero poterle usare per prenotare visite mediche ed esami diagnostici e chiamare i soccorsi in caso di necessità. Gli over usano le tecnologie in modo critico e ragionato, indicando la strada che queste dovranno seguire per entrare sempre più nelle grazie di chi ne fa uso e allargando così la platea di riferimento.

La disponibilità degli over

Il 54% del campione si dice disposto a pagare per usufruire di dispositivi digitali medici e telemedicina. Il 17% pensa che tali tecnologie dovrebbero essere messe a disposizione dal Sistema sanitario nazionale.

Circa il 33% del campione si dice disposto a pagare 25 euro al mese per dei servizi tecnologico-sanitari e il 10% si spinge fino a 100 euro al mese (cifre che oscillano quindi dai 300 ai 1.200 euro l’anno).

Questo dato è un ulteriore prova: gli over riconoscono i vantaggi delle tecnologie in ambito sociosanitario e sono quindi disposti a investire parte del loro potere d’acquisto per goderne appieno anche se non disdegnano un intervento del sistema sanitario che possa metterle a loro disposizione gratuitamente o a prezzi calmierati.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) punta alla casa come primo luogo di cura e ha destinato 2,7 miliardi di euro all’assistenza domiciliare, includendo anche 1 miliardo per la telemedicina e la domotica.

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