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Patto Monti-Sarkozy mano nella mano contro la Merkel

Asse su eurobond e fisco Il Prof: "In Italia sforzi senza pari. Ue debole agli occhi del mondo"

Patto Monti-Sarkozy mano nella mano contro la Merkel

Roma - Monti fa partire la fase due anche in Europa. Traducibile nel «io sto facendo i compiti a casa ma ora l’Europa faccia i suoi». Questo il senso della visita parigina del premier, in cerca di un alleato per ammorbidire la posizione troppo rigorista di Frau Merkel. Monti trova nel presidente francese Nicolas Sarkozy una sponda per sostenere le sue posizioni. Che sono note: bene il rigore ma manca la crescita (quindi eurobond); i bilanci vanno tenuti in ordine ma senza le rigidità pretese da Berlino (quindi più flessibilità nel valutare il debito); la speculazione non si ferma e le armi messe in campo dall’Europa non sono sufficienti (quindi rafforzare il Fondo salva Stati e ripensare il ruolo della Bce); guai ad agire in solitaria perché dalla crisi si esce tutti insieme rafforzando i poteri di Bruxelles (quindi basta con il tandem Merkozy). Su tutti i punti il capo dell’Eliseo si trova in sintonia con Monti che appoggerà nella richiesta di rivedere la proposta di patto fiscale, uscita lo scorso 9 dicembre, e che parla ancora troppo tedesco. Le diversità di vedute tra Sarkozy e Monti, invece, si registrano sulla proposta di introdurre la Tobin Tax, imposta sulle transazioni finanziarie. Parigi vorrebbe accelerare al massimo mentre Roma e Berlino - che pure non sono contrarie in linea di massima - frenano: o si decide tutti insieme o la misura rischia di essere un flop.

Il premier italiano, che ha invitato sia Sarkozy sia la Merkel a Roma il 20 gennaio, a ridosso dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo di fine mese, al francese ha illustrato le misure lacrime e sangue. «L’Italia viaggia verso il pareggio di bilancio nel 2013 - assicura Monti - grazie a uno sforzo senza pari». Poi l’annuncio che non si fermerà qui e arriveranno altre misure «nel giro di due mesi. Ma era giusto che lo facessimo. Ora gli italiani hanno bisogno di vedere che il quadro europeo evolva positivamente».
E l’evoluzione positiva vuol dire non dividersi: «Il rischio principale è lo sviluppo di possibili divisioni tra popolazione e Stati membri, con il ritorno di pregiudizi tra nord e sud dell’Europa». Monti saccheggia le metafore: «Siamo a un passaggio cruciale, l’Europa ora è un alpinista che cammina su un crinale pericoloso ma può raggiungere la meta». Ottimismo, quindi, anche se l’Europa «ha dimostrato a se stessa e agli occhi del mondo» di essere «più debole di quanto pensavamo». Le armi per respingere gli attacchi speculativi ci sarebbero ma «le decisioni devono essere messe in atto completamente e rapidamente affinché tutti noi possiamo beneficiare dello sforzo di riequilibrio di bilancio». Non vengono citate esplicitamente ma il premier pensa sia a un ruolo diverso della Bce sia agli Eurobond, toccasana per far ripartire la crescita in Eurolandia. Già, la crescita. «In Europa la crescita stenta e rischia di fermarsi», dice Monti preoccupato che la recessione renda vano lo sforzo immane del raggiungimento del pareggio del bilancio pubblico.

Da qui la richiesta a Sarkozy di spalleggiarlo nel chiedere alla Merkel di essere meno rigida nei suoi «niet» all’ipotesi di Eurobond. «È molto importante lavorare mano nella mano con Francia e Germania e anche in un contesto più vasto comunitario - dice Monti -, per aiutarci l’uno con l’altro a fare in modo che gli sforzi che ognuno porta avanti nelle politiche economiche nel proprio paese trovino un riconoscimento pratico nei mercati finanziari».

E sull’ombrello protettivo alla speculazione finanziaria, il cosiddetto firewall, il premier afferma grave: «I governi degli Stati membri dell’Ue hanno il dovere di approntare tutti quei meccanismi, e metterli concretamente in opera, per far sì che ci siano le munizioni sufficienti per fare in modo che sparisca dalla mente dei mercati il rischio relativo alla permanenza dell’euro».

Sarkozy annuisce: «Italia e Francia hanno una perfetta identità di vedute per risolvere la crisi della zona euro». Un’intesa sigillata nella stretta di mano e nella dichiarazione all’unisono: «Crediamo nell’euro e nella Ue». Poi Sarkozy elogiato il professore: «Monti ispira fiducia negli altri capi stato europei». Ma le divergenze tra i due leader restano sulla Tobin Tax. «Il mio governo ha fatto un’apertura sulla tassazione delle transazioni finanziarie ma è necessario che i Paesi non vadano avanti da soli», ammonisce Monti. Risposta di Sarkozy: «La Francia non aspetterà che tutti gli altri siano d’accordo.

La metteremo in pratica».

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