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Pd, un anno di guai giudiziari

È amaro per il Pd il bilancio sulle inchieste giudiziarie in cui risultano coinvolti i suoi esponenti, a tutti i livelli. Nemmeno la famiglia del premier sfugge ai pm: il padre al centro di un’inchiesta sulla compravendita di una sua azienda

Pd, un anno di guai giudiziari

Mafia Capitale, Mose, Expo e non solo. È amaro per il Pd il bilancio sulle inchieste giudiziarie in cui risultano coinvolti i suoi esponenti, a tutti i livelli. Nello scandalo romano sono indagati Mirko Coratti, presidente dell’assemblea capitolina, Luca Ozzimo, assessore alla Casa, il consigliere regionale Eugenio Patané e Luca Odevaine, l’ex vice capo di gabinetto dell’ex sindaco Walter Veltroni. Per quanto riguarda l’inchiesta veneziana è finito in carcere, dopo aver patteggiato, l’ex sindaco Giorgio Orsoni, e Giampiero Marchese, ex tesoriere e consigliere regionale Pd, mentre è di questi giorni la notizia che ad essere indagati sono anche i parlamentari Davide Zoggia e Michele Mognato. Per quanto riguarda il caso Expo era tornato agli onori delle cronache il nome di Primo Greganti, il famoso compagno G che tacque all’epoca di Mani Pulite sulle tangenti al Pci.

Vi sono però inchieste giudiziarie che coinvolgono anche membri del governo Renzi. Si tratta di quattro sottosegretari indagati nell’ambito degli scandali di rimborsopoli che riguardano i vari Consigli regionali d’Italia: la sarda Francesca Barracciu, il siciliano Davide Faraone, il campano Umberto Del Basso de Caro e il lucano Vito de Filippo. Il viceministro all’Interno Filippo Bubbico, indagato per abuso d’ufficio, invece, è stato recentemente assolto dall’accusa di abuso d’ufficio per un’indagine relativa all’epoca in cui era presidente della Basilicata. Si è chiusa con un’immediata archiviazione l’inchiesta che ha riguardato il ministro della Difesa Roberta Pinotti, nata a seguito di una denuncia dei grillini per l’uso improprio di un volo di Stato, mentre Josefa Idem, che nel giugno 2013 si era dovuta dimettere da ministro del governo Letta perché accusata di non aver pagato Ici e Imu, nel marzo di quest'anno è risultata indagata per truffa insieme al marito. Agli arresti è finito, invece, il parlamentare Francantonio Genovese per riciclaggio, peculato e truffa e, per turbativa d’asta e corruzione, proprio in questi giorni, è stato condannato il senatore lucano Salvatore Margiotta. Marco Di Stefano, renziano e con un passato nel centrodestra, è accusato di corruzione ma pare che sia coinvolto anche nell’omicidio di un suo ex collaboratore. Nell'ambito dell'inchiesta sulle spese pazze la Procura di Rieti lo ha iscritto nel registro degli indagati insieme agli altri 12 suoi ex compagni di partito, tra cui l'attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino (ed ex presidente ad interim della Regione) e ben cinque senatori: Claudio Moscardelli, Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Tra gli altri parlamentari dem sotto indagine per rimborsopoli spiccano il renziano Matteo Richetti, il piemontese Stefano Lepri e i sardi Marco Meloni, Francesco Sanna e Siro Marrocu, mentre per l'ex senatore Vladimiro Crisafulli, già indagato per mafia, in gennaio è arrivata la prescrizione per un processo nel quale era indagato per abuso d'ufficio. È andata peggio a un altro ex senatore, Luigi Lusi che in maggio è stato condannato a otto anni di carcere per appropiazione indebita dei finanziamenti pubblici che spettavano alla Margherita, partito di cui era tesoriere.

È, però, dalle Regioni che provengono il maggior numero di guai giudiziari per il Pd. L’ex presidente dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti è agli arresti domiciliari dal 2013 e il 18 novembre scorso è stata condannata a otto mesi di reclusione con pena sospesa con l’accusa di falso ideologico. Stessa accusa per cui si è dovuto dimettere l’ex governatore dell’Emilia Vasco Errani a cui è subentrato il renziano della seconda ora Stefano Bonaccini che all’epoca della campagna elettorale per le Regionali risultava indagato nell’inchiesta “spese pazze” (poi tutto prontamente archiviato prima delle votazioni). Inchiesta che ha visto ben 18 ex consiglieri democratici sotto inchiesta e tra questi spicca il nome di Rita Moriconi, accusata di aver messo come “rimborso spese” persino un vibratore. 

Per gli stessi motivi nelle Marche, invece, è indagato il governatore Gian Mario Spacca e insieme a lui tutto il gruppo consiliare dem ad eccezione del presidente dell'assemblea regionale Vittoriano Sollazzi, mentre Luciano D’Alfonso, Presidente della Regione Abruzzo, è accusato di truffa e falso. In Liguria rimborsopoli ha colpito il capogruppo Pd Nino Miceli e in Piemonte fa tremare la giunta di Sergio Chiamparino da quando sono indagati l'attuale assessore al bilancio e vicepresidente della Regione Aldo Reschigna e il segretario regionale del partito Davide Gariglio. In Lombardia Luca Gaffuri presidente del gruppo in Regione, è sotto inchiesta per consulenze facili. Non può dirsi certo immune da indagini Vincenzo De Luca, il sindaco di Salerno che corre alle primarie del partito per ottenere la nomination di candidato governatore in Campania, contro cui sono stati chiesti tre anni a seguito di un’indagine sul termovalorizzatore che ha fatto costruire nella città che amministra da circa vent’anni. È finita, invece, con la prescrizione l'inchiesta sul "sistema Sesto" per l'ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati che, appena scoppiato lo scandalo, aveva dichiarato che vi avrebbe rinunciato.

Marco Zambuto, ex Dc, Udc, Pdl e infine Pd, il 13 giugno si è dimesso da sindaco di Agrigento a seguito alla condanna a due mesi e venti giorni per abuso d'ufficio e Monica Marini, sindaco cuperliano di Pontassieve, città di Matteo Renzi, è stata condannata per danno erariale. Ma è proprio dalla Toscana, anzi dal nucleo familiare che arrivano altri guai per il premier. Suo padre, Tiziano Renzi, è indagato per bancarotta fraudolenta, nell’ambito di un’inchiesta sulla compravendita di una sua azienda.

Insomma, per il Pd è stato un anno pieno di grane giudiziarie.

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