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Il principe Harry può davvero perdere il visto per gli Stati Uniti?

Dopo le rivelazioni sull’abuso di sostanze stupefacenti Harry rischia davvero di perdere il permesso di soggiorno negli Stati Uniti?

Il principe Harry può davvero perdere il visto per gli Stati Uniti?
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Il principe Harry ha raccontato nel suo memoir e in una recente intervista di aver fatto uso di droghe. Questa rivelazione potrebbe costargli il visto per gli Stati Uniti. La questione, infatti, è piuttosto controversa: tutto ruota attorno alle risposte che il duca avrebbe fornito nella domanda per il permesso di soggiorno. Se avesse mentito riguardo l’uso di droghe, il documento potrebbe essergli ritirato in base alle leggi che regolano l’immigrazione negli States. Se avesse detto la verità, invece, si si potrebbe contemplare l’ipotesi che qualcuno abbia “chiuso un occhio” nei confronti del principe.

Quando Harry “parlò” con un gabinetto

“Ero…disposto a provare quasi tutto ciò che avrebbe alterato l’ordine costituito. Almeno è ciò di cui volevo convincermi…In quel periodo prendevo cocaina”, ha confessato Harry nel suo libro autobiografico “Spare", specificando di aver iniziato ad assumere droghe quando aveva 17 anni: “A casa di qualcuno, durante un fine settimana di caccia, mi è stata offerta una striscia e da allora ne ho consumata ancora un po’…Non è stato divertente e non mi ha fatto sentire particolarmente felice come pareva accadere ad altri. Ma mi ha fatto sentire diverso e quello era il mio obiettivo principale”. Il duca ha raccontato anche un episodio fin troppo eloquente sugli effetti che la droga aveva sulla sua mente Durante un party in California, nel 2016 “notammo un’enorme scatola di cioccolatini ai funghi allucinogeni. Qualcuno dietro di me disse che erano per tutti. ‘Prendete pure, ragazzi’. Il mio amico e io ne arraffammo una manciata e li trangugiammo insieme alla tequila”.

Poi il principe, il cui senso della realtà era ormai alterato, andò in bagno, dove intrattenne una “conversazione” con il gabinetto: “Accanto alla tazza del water c’era un bidone tondo color argento, di quelli con un pedale per sollevare il coperchio. Lo fissai. Il bidone mi fissò. Come… mi stava fissando? Poi diventò… una testa. Premetti il pedale e la testa aprì la bocca. Un sorriso enorme. Risi, mi voltai e feci pipì. Adesso anche il water diventò una testa. La tazza erano le fauci spalancate, i cardini della tavoletta erano due penetranti occhi argentei. Disse: ‘Aaah’. Finii, tirai lo sciacquone, gli chiusi la bocca. Tornai a guardare il bidone argentato, premetti il pedale e lo sfamai con un pacchetto di sigarette vuoto che avevo in tasca. ‘Apri bene’. ‘Aaah. Grazie, bello’. ‘Figurati’”. Racconti che, forse, vorrebbero essere ironici da un certo punto di vista ma che, invece, mostrano tutta la tristezza e la solitudine di Harry.

Elogio della marijuana?

Il duca di Sussex è tornato a parlare della sua esperienza con la droga durante un’intervista di 90 minuti, lo scorso 4 marzo, con il medico e autore canadese, ma di origini ungheresi, Gabor Matè. Durante la conversazione il dottore ha perfino diagnosticato a Harry un disturbo da deficit dell’attenzione (benché venga da chiedersi se quello fosse il momento e il luogo adeguato per una diagnosi medica). In quell’occasione Harry ha fatto delle affermazioni molto forti, che hanno suscitato non poche polemiche: “[La cocaina] non ha fatto niente per me, era più che altro una cosa sociale”, ma “la marijuana è diversa, in realtà mi ha davvero aiutato”.

A proposito delle sostanze psichedeliche il duca ha anche rivelato: “Ho iniziato a usarle a scopo ricreativo, poi ho iniziato a rendermi conto di quanto mi facesse bene, direi che è una delle parti più importanti della mia vita…mi ha aiutato ad affrontare traumi e dolori…”. Tutta questa sincerità, però, potrebbe avere conseguenze nefaste sul futuro di Harry negli Stati Uniti, soprattutto se il principe non avesse detto la verità in merito all’uso di droghe quando gli è stato formalmente richiesto.

Harry ha violato la legge?

Prima di rilasciare il visto per gli Stati Uniti le autorità americane vogliono conoscere meglio il passato del richiedente. Una delle domande relative all’ottenimento del permesso di soggiorno dice: “Hai mai violato alcuna legge relativa al possesso, all’uso o alla distribuzione di droghe illegali?”. Questo quesito e la sua interpretazione sono il centro di tutta la questione. Nessuno sa quale sia stata la risposta di Harry. Se avesse affermato di aver fatto uso di droghe in passato, tale ammissione non giocherebbe a suo favore, almeno in linea teorica (o meglio: non avrebbe dovuto giocare a suo favore in base alle leggi statunitensi). Se avesse negato, però, avrebbe dichiarato il falso, altra eventualità che proprio non gli è d’aiuto.

Il professor Alberto Benitez, direttore della George Washington University’s Immigration Clinic, ha spiegato al Telegraph: “Se non fosse il principe Harry, ma un ‘Fred Jones’ qualunque, sarebbe stato sottoposto a indagini e la green card gli sarebbe stata negata”. Nel marzo 2023 Page Six ha interpellato degli avvocati esperti in situazioni di questo tipo per cercare di capire meglio se e cosa rischierebbe Harry. Il procuratore federale Neama Rahmani ha dichiarato: “Un’ammissione di uso di droghe è di solito motivo di inammissibilità. Ciò significa che il visto del principe Harry doveva essere negato o revocato, perché lui ha ammesso di aver usato cocaina, funghi allucinogeni e altre droghe” e “non vi è alcuna eccezione per i reali o per l’uso ricreativo”.

Di tutt’altra opinione è Sam Adair, specializzato in immigrazione. Pur ammettendo di “non conoscere bene lo status del visto del duca”, l’avvocato ha puntualizzato: “È improbabile che, in tale circostanza, le ammissioni [di Harry] possano essere un problema. Se vi fosse stata una condanna, allora sarebbe stato diverso. Ciò non significa che il consumo di droghe non sia un problema nel processo di immigrazione, ma che in tali circostanze è improbabile che rappresenti una questione rilevante”.

Anche il legale James Leonard è dello stesso avviso: “Non vedo alcun problema con tali affermazioni, visto che mancano imputazioni penali relative a droghe o qualsiasi accertamento da parte di un’autorità giudiziaria sul fatto che il duca possa essere un consumatore abituale, cosa che chiaramente non è”. L’avvocato ha ribadito: “Per dare il via a un’indagine non è sufficiente dire che hai sperimentato droghe da giovane”. L’interpretazione della legge e l’assenza di dettagli sul processo attraverso il quale il principe ha ottenuto il permesso di soggiorno rendono più complicata la comprensione dell’intera faccenda.

Un “think tank” per Harry

Visto che la situazione non è affatto chiara, su mandato della Heritage Foundation, organizzazione conservatrice di Washington, l’avvocato Samuel Dewey ha presentato una richiesta di 127 pagine al Dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti per ottenere una copia della domanda di visto del principe. Azione consentita dal Freedom of Information Act, la legge sulla libertà d’informazione. L’associazione vorrebbe sapere se Harry ha segnalato di aver fatto uso di droghe, oppure se ha mentito e quale iter ha seguito per ottenere il permesso di soggiorno.

Un’ammissione del genere, infatti, comporterebbe il rifiuto del visto, oppure ulteriori accertamenti come test antidroga e colloqui per verificare i requisiti del richiedente. Di conseguenza si aggiunge un sospetto altrettanto grave: qualora il principe avesse ammesso di aver preso stupefacenti, qualcuno tra le autorità che si occupano di immigrazione potrebbe aver adottato un trattamento di favore nei suoi confronti, evitandogli successivi controlli.

Se il duca venisse espulso, gli Stati Uniti correrebbero il rischio di un incidente diplomatico con il Regno Unito. Un’ipotesi che, di certo, né le autorità statunitensi, né quelle britanniche vogliono prendere in considerazione. Ancora una volta il principe Harry è riuscito a far parlare di sé, sebbene in modo negativo.

È nell’occhio del ciclone, ma il suo titolo non vale nulla al di là dell’oceano e non è detto che la storia finisca in una bolla di sapone.

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