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Una vita da Regina: il ricordo dei 70 anni di regno di Elisabetta II

È passato un anno dalla morte della regina Elisabetta, un’icona indimenticabile che con la sua lunga, intensa vita ha lasciato una traccia indelebile nella storia del Regno Unito

Una vita da Regina: il ricordo dei 70 anni di regno di Elisabetta II
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È passato già un anno dalla morte della regina Elisabetta. Il suo ricordo, però, non è stato minimamente scalfito dall’assenza. La sua vita da record, terminata l’8 settembre 2022, non solo rivela sempre

nuovi aneddoti e curiosità, ma ha ancora tanto da dirci e, perché no, anche da insegnarci attraverso prospettive e interpretazioni diverse. L’esistenza terrena di Elisabetta non è e non sarà mai solo materia per gli storici. Non rimarrà chiusa nei libri, né limitata al breve tempo di un documentario. Il motivo è semplicissimo: la figura della regina Elisabetta ha attraversato quasi un secolo rimanendo attualissima, di incredibile modernità. La sua forza è così dirompente da rimanere impressa per sempre nella mente di chi legge una sua biografia, o guarda un documentario su di lei. È uno di quei personaggi che il potere a volte corrosivo del tempo non può nemmeno sfiorare. La sovrana, chissà quanto inconsapevolmente, è riuscita in una vera e propria impresa: catturare l’attenzione del mondo proprio nel momento storico in cui tale attenzione vale quanto l’oro e farsi ricordare, raggiungendo quella forma di “immortalità” che spetta solo ai grandi.

Piccola principessa

Elisabetta II nacque il 21 aprile 1926 a Mayfair, al 17 di Bruton Street. Una casa semplice, non una villa e tantomeno un palazzo, tra le vie chiassose di Londra. “È il ricordo di quanto la royal family non fosse ricca all’epoca. I soldi erano un problema”, ha spiegato lo storico Robert Lacey. La piccola dimora oggi non esiste più, ma non venne distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, come riportano alcuni, bensì demolita nel 1937.

Elisabetta vi trascorse un’infanzia felice insieme a una famiglia molto unita e affettuosa. Non era destinata a regnare. Non ancora. Il padre Albert, futuro Giorgio VI, era il duca di York, fratello cadetto dell’erede al trono Edoardo (futuro Edoardo VIII). Tuttavia la bambina, sua sorella Margaret (nata nel 1930) e i genitori non avrebbero mai sentito la mancanza del potere e del fasto dei Palazzi. Al contrario, sarebbero stati ben lieti di crescere le figlie in un ambiente tranquillo e sereno. La famigliola era coesa al punto che Albert vi si riferiva chiamandola “Us Four”, cioè “Noi Quattro”.

Un equilibrio che sarebbe stato alterato dall’arrivo del principe Filippo. Infatti dopo il matrimonio di Elisabetta suo padre, ormai salito al trono con il nome di Giorgio VI, le scrisse: “Ricorda che la tua vecchia casa è ancora tua, torna più spesso che puoi…La nostra famiglia, noi quattro, la ‘Famiglia Reale’ deve rimanere unita…”.

Sorelle

Nel 1936 il piccolo mondo di Elisabetta venne attraversato da una devastante scossa di terremoto. Lo zio, Edoardo VIII, era deciso ad abdicare in favore del fratello, per essere libero di sposare l’americana Wallis Simpson. Lilibet, come i genitori chiamavano la loro primogenita, divenne erede al trono, cambiamento che inevitabilmente influì sulla sua vita, ma soprattutto sui rapporti con l’amata sorella Margaret.

Nel suo libro “Lady in Waiting. My Extraordinary Life in the Shadow of the Crown” (2019), Anne Gleconner, dama di corte di Margaret, ha scritto: “Margaret ha sempre sofferto il fatto di essere meno istruita della sorella. La Regina ha potuto contare su insegnanti di Eton, di Cambridge e Margaret non ha mai fatto parte di tutto questo…Mi ha detto: ‘Questa è stata la prima volta in cui ho realizzato che mia sorella sarebbe stata Regina, ma io non sarei stata parte di ciò che avrebbe fatto…Ma la consapevolezza non si è mai trasformata in risentimento”.

I tabloid hanno parlato spesso di una presunta gelosia di Margaret nei confronti della sorella. Anne Gleconner lo ha escluso, benché il rapporto tra Elisabetta e la principessa non sia stato facile, soprattutto quando Sua Maestà proibì a Margaret di sposare il suo grande amore, Peter Townsend, commoner e divorziato, perciò giudicato all’epoca non adatto alla sorella della sovrana. “Margaret è sempre stata leale…”, ha dichiarato la Gleconner.

Un principe venuto dalla Grecia

Elisabetta e Filippo si videro per la prima volta nel 1934, alle nozze della principessa Marina, cugina del principe, con il duca di Kent, zio di Elisabetta. Il primo vero incontro, però, avvenne nel luglio 1939. La royal family, infatti, si recò in visita ufficiale a Dartmouth, proprio nel college frequentato dal futuro duca di Edimburgo. Lilibet aveva solo 13 anni, Filippo 19. Il principe ebbe il compito di mostrare a Elisabetta e a Margaret l’accademia.

Quando arrivò il momento dei saluti, il ragazzo compì un gesto che sorprese la futura sovrana: seguì con una piccola imbarcazione, per un breve tratto, il Royal Yacht che lasciato gli ormeggi e intrapreso la via di casa. I principi iniziarono a scriversi, anche se Re Giorgio VI non vedeva con favore quell’amicizia: Filippo non aveva più ricchezze, né potere. Elisabetta, però, non la pensava allo stesso modo o, per meglio dire, guardava oltre il trono e i titoli. Alla fine l’ebbe vinta sulla riluttanza dei genitori. Nel 1946 Filippo venne invitato per la prima volta a Balmoral, dove chiese la mano di Elisabetta. Il fidanzamento venne annunciato il 10 luglio 1947.

Le nozze vennero celebrate a Westminster Abbey il 20 novembre 1947 e furono seguite da 200 milioni di persone collegate via radio. Elisabetta, accompagnata da 8 damigelle, indossò un abito di Norman Hartnell. La seta scozzese per realizzarlo venne pagata con le tessere annonarie e ci vollero 350 sarte per applicare le 10mila decorazioni di perle e cristalli e cucire lo strascico è lungo 4 metri e mezzo.

L’ascesa al trono

Il 6 febbraio 1952, mentre era in Kenya con il marito, Elisabetta ricevette la notizia della morte del padre, Giorgio VI. Era la nuova Regina d’Inghilterra. “Per la prima volta nella storia del mondo una giovane ragazza è salita su un albero un giorno come principessa e ne è scesa il giorno dopo come Regina”, commentò il cacciatore Jim Corbett, catturando con le parole un momento storico. La nuova Regina e Filippo, infatti, alloggiavano al Treetops Hotel, un albergo costruito sui rami di un albero di fico. Il duca di Edimburgo si assunse il compito di dare il triste annuncio alla moglie. Era nervoso, teso “come se il mondo gli fosse caduto tra le braccia”, dissero gli ospiti dell’hotel che lo videro quel giorno.

La nuova sovrana trattenne le emozioni, mostrandosi seria e composta nonostante il grande dolore. Stava scrivendo una lettera a suo padre, per raccontargli le bellezze dell’Africa, ma ormai non aveva più senso. Giorgio VI non l’avrebbe mai letta. Quando il suo segretario le chiese con quale nome intendesse regnare, Sua Maestà rispose semplicemente: “Con il mio, Elisabetta, naturalmente”.

La Regina dei record

Quello di Elisabetta II è stato il regno dei record: solo Luigi XIV ha regnato più a lungo di lei, 72 anni e 110 giorni, per la precisione. Va detto, però, che il Re Sole salì al trono quando aveva 5 anni. La sovrana è rimasta sul trono per 70 anni e 214 giorni, ovvero 25.782 giorni, diventando la seconda regnante più longeva. Il 9 settembre 2015 superò perfino la regina Vittoria, che portò la corona per 63 anni, 7 mesi e 2 giorni.

Elisabetta ha visto 16 primi ministri, da Winston Churchill a Liz Truss, 14 presidenti degli Stati Uniti (e ne ha incontrati 13, manca all’appello solo Lyndon Johnson), da Harry Truman a Joe Biden, 7 papi, da Pio XII fino a Francesco (ne ha incontrati 4: Giovanni XXIII nel 1961, Giovanni Paolo II nel 1980, 1982 e 2000), Benedetto XVI nel 2010 e Papa Francesco nel 2014) e 7 arcivescovi di Canterbury.

Prima di interrompere le visite di Stato all’estero, nel novembre 2015, la monarca ha viaggiato in 120 Paesi del mondo, compiendo 270 visite totali, 150 visite nelle nazioni del Commonwealth e percorrendo l’equivalente di 42 volte il giro del mondo, ha puntualizzato il Telegraph. Il Canada è stato il Paese in cui si è recata di più, ben 22 volte. Ha presenziato a circa 21mila impegni, una cifra incredibile e approvato circa 4mila progetti di legge. Non è finita qui: la Regina ha posato per più di 200 ritratti, il primo quando aveva 7 anni e tenuto più di 180 ricevimenti in giardino a cui, come riportato da Agi.it, hanno partecipato 1,5 milioni di persone.

Anche il suo matrimonio con il duca di Edimburgo ha segnato un record: 74 anni insieme, dal 1947 al 9 aprile 2021, data della scomparsa di Filippo. Possedeva più di 200 borsette, circa 5000 cappellini e un parco auto del valore di 10 milioni di dollari. Il suo lungo regno ha attraversato importanti cambiamenti storici, dal periodo di austerità dopo la Seconda Guerra Mondiale e la “Swingin’ London” fino alla pandemia del 2020, dalla crisi del 2008 alla Brexit, dagli anni di Margaret Thatcher al governo laburista di Blair.

La regina Elisabetta, appassionata di tecnologia, fu il primo sovrano a inviare una mail, il 26 marzo 1976, grazie ad Arpanet, rete di comunicazione militare americana. Sua Maestà mandò il messaggio dalla Royal Signals and Radar Establishment situato a Marven, Inghilterra. Non si fermò qui: nel Natale 2007 aprì il canale Youtube The Royal Channel e nel 2012 registrò il suo primo messaggio natalizio in 3D. Nell’ottobre 2014 inviò il primo tweet dal Museo della Scienza di Londra, che diceva così: “È un piacere aprire oggi la mostra Era dell’Informazione presso il @Science Museum e spero che la gente si divertirà a visitarla. Elisabetta R.”.

Nel novembre 2010 Elisabetta inaugurò anche la prima pagina Facebook ufficiale della royal family, mentre nel 2019, a 92 anni, inviò il primo Post Instagram da IPad. Nel marzo 2020, costretta all’isolamento dalla pandemia, Sua Maestà imparò perfino a fare le videochiamate. Il suo esempio e la sua curiosità hanno traghettato la Corona britannica in una nuova era. Questo è, forse, uno dei più grandi record di Elisabetta II.

Una personalità pragmatica amante della lettura

Del carattere della regina Elisabetta non sappiamo moltissimo. Sua Maestà ha sempre cercato di nascondere Lilibet dietro alla Corona, o meglio, di fondere se stessa nell’immagine regale come il popolo e la corte si aspettavano da lei. I giornali l’hanno sempre descritta come una donna pragmatica, responsabile, un po’ introversa, razionale, ma anche ironica, simpatica, divertente. In proposito il biografo Robert Hardman ha scritto nel suo libro “Queen of Our Times. The Life of Queen Elizabeth II” (2022): “Quelli che la conoscono bene parlano del suo senso dell’umorismo e di quanto fosse ottimista e positiva”.

Non il ritratto di persona dura e indifferente che ne ha dato la serie Netflx “The Crown”. Hardmann ha precisato: “Molti dei suoi amici e del suo staff ritengono che The Crown ne abbia dato un’immagine infelice. Ma non è così…È la personificazione del motto Stai calmo e vai avanti [Keep calm and carry on]. Anche nei giorni bui è un’ottimista e non molla mai...”. Parlando della sua grande ironia, la biografa Sally Bedell Smith ha scritto nella sua opera “Elizabeth The Queen. La Vita di Una Regina” (2020): “Puoi sentirla ridere per tutta la casa…sa ridere di se stessa”.

L’indole della regina Elisabetta si esprimeva anche attraverso le sue passioni: per gli animali, in particolare per i cavalli e i corgi, per la natura, ma anche per la lettura. Dettaglio, quest’ultimo, di cui forse i giornali non hanno parlato abbastanza. Eppure può dire molto di una persona. Sua Maestà amava leggere e avrebbe trasmesso l’amore per le parole ai figli. Da bambina, ricorda il sito della Penguin, seguiva le storie brevi di un pony (potremmo dire che la passione per i cavalli nacque con lei) contenute nel libro “Moorland Mousie” (1929). Da adulta, però, Elisabetta si dedicò alla lettura dei gialli, in particolare quelli di PD James e Adam Dalgliesh.

La personalità di Sua Maestà era composta da tante sfaccettature che si dissolvevano una nell’altra senza soluzione di continuità.

La vera sfida per i suoi ammiratori e per gli studiosi sarà riuscire ad analizzarle tutte, restituendo ai contemporanei e ai posteri un’immagine accurata, profonda, il più possibile completa di questa Regina che ha lasciato una grande eredità morale di lavoro, abnegazione, rispetto, buon senso, serietà non solo alla sua famiglia, ma a tutti noi.

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