Cronaca locale

«Picchiò la fidanzata per 40 minuti»

Quaranta, interminabili minuti di ferocia. Una furia che le spacca la mandibola, devasta gli occhi, spappola in naso. Fino a ucciderla. è l’agghiacciante ricostruzione fatta dal pubblico ministero Grazia Pradella nella richiesta di giudizio immediato per Roberto Cecchetti, grafico di 28 anni accusato di omicidio volontario aggravato, che lo scorso 9 gennaio ad Arluno - piccolo comune in provincia di Milano - picchiò a morte la fidanzata Monica Savio.
Una relazione difficile, quella tra i due. Un rapporto che andava avanti da un anno fra alti (pochi) e bassi (molti). Fino alla rottura e al tentativo di riconciliazione. Finito nel peggiore dei modi, in un parco. Dove la donna, 36 anni, è stata aggredita con una violenza inaudita. Secondo quanto ricostruito dal pm, per quaranta minuti Cecchetti l’ha presa a pugni, solo in faccia, riducendole il naso e gli occhi a una poltiglia e rompendole la mandibola. E più volte le sbattuto la testa sul terreno, prima di cercare di strozzarla, non riuscendoci a causa di una menomazione alla mano destra parzialmente amputata per un vecchio incidente avvenuto in un oratorio. Poi è rimasto a lungo a guardarla mentre moriva per dissanguamento a causa dell’emorragia al naso. Infine l’ha caricata in macchina e ha gettato il corpo nei giardini vicino all’autostrada dove, intorno alle 22, un passante l’ha vista e invano ha fatto intervenire il 118.
Monica Savio, operaia, che viveva con un figlio piccolo avuto da un altro uomo a Vittuone, è morta ancora prima di essere portata in ospedale. Non è stata identificata subito perché era senza documenti e aveva il viso tumefatto. In un primo momento gli investigatori hanno pensato potesse trattarsi di una prostituta sudamericana. Indossava pochi indumenti nonostante il freddo, ma le sue impronte non risultavano registrate nella banca dati delle forze dell’ordine. Cecchetti si è costituito il giorno successivo e, al termine dell’interrogatorio, il pm ne ha disposto il fermo. Secondo quanto dichiarato dal grafico, a scatenare l’aggressione sarebbe stata la gelosia della 36enne, che avrebbe cominciato a litigare dopo aver visto sul cellulare del compagno il numero di telefono di un’altra donna.


Ora tocca al gip Enrico Manzi decidere se disporre il giudizio immediato per il grafico, saltando l’udienza preliminare.

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