Controcultura

Pinketts risorge (come il suo Lazzaro)

Massimiliano Parente

Insomma, leggendo l'ultimo romanzo di Andrea Pinketts viene spontanea una domanda: perché Pinketts è sempre stato ignorato dai premi cialtroni italiani, come il Premio Strega? Forse proprio perché sono cialtroni. Nell'ultimo romanzo di Pinketts, La capanna dello zio Rom, torna per l'ennesima volta Lazzaro Santandrea, alter ego dello scrittore e io narrante di grottesche avventure in una Milano mai così noir e surreale. Volendo è perfino un romanzo impegnato, difensore dei rom, perché si può trovare umanità anche in chi fruga nella spazzatura facendo dumpster watching, per necessità o per spirito antropologico, come il professor Zappalanima, esimio docente di sociologia.

Tra ex attori, ex architetti, ex riusciti e ex falliti, in un mondo di ex che non sono riusciti a fare quello che volevano nella vita, ci sono anche quattro rom assassinati nell'indifferenza collettiva, e per il resto ci si perde in una serie di surreali avventure affabulatorie intorno al locale che dà il nome al romanzo, dove canta una coppia di inquietanti sorelle, le sorelle Pozzi, con tanto di rissa, coltellate e forchettate. Si parla molto di amore, di morte, di giovinezza perduta, di sigari e di rum. Inoltre Lazzaro ha ormai compiuto cinquant'anni ma non ha perso «il senso della frase» (titolo di uno dei primi romanzi di Pinketts) e dispensa aforismi, digressioni, calembour e riflessioni appena può. Un ginepraio, per esempio, qui «non è altro che un alveare del gin, un alveare di terrificanti realtà». Quando si diventa maggiorenni? A diciotto anni? «Che paradosso! Uno dovrebbe raggiungere la maggiore età a novant'anni, in modo da godersi gli altri settantadue anni di spensieratezza, finanziata da genitori centottantenni». Chi cerca l'amore non lo troverà mai, perché «uno non capisce l'altro, come in tutte le storie d'amore, ma vi si assoggetta».

Un libro ottimo anche come manuale per alcolisti e fumatori con senso di colpa salutista, Lazzaro ci libera tutti: «Non nego che siano birre analcoliche e sigarette elettroniche. Ma oltre al sapore ci vuole il gusto. Il gusto di apprezzare le conseguenze di ciò che sei in grado di risolvere, dopo un numero imprecisato di birre che chiameremo x, con uno spavaldo Antico Toscano pendulo sulle tue labbra, tra le tue labbra, già vagamente masticato».

Unica avvertenza, non cercate differenze tra Lazzaro e Pinketts: sono la stessa prima persona.

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