Politica estera

Un cavillo costituzionale: così Trump può uscire di scena

L'interpretazione di un emendamento alla Costituzione Usa potrebbe decidere le sorti della candidatura alle presidenziali americane di Donald Trump

Un cavillo costituzionale: così Trump può uscire di scena

Ascolta ora: "Un cavillo costituzionale: così Trump può uscire di scena dalla corsa alla Casa Bianca"

Un cavillo costituzionale: così Trump può uscire di scena dalla corsa alla Casa Bianca

00:00 / 00:00
100 %

Guai legali senza fine per Donald Trump. Ai quattro procedimenti penali in corso e a quello civile per frode si aggiungono i tentativi da parte di associazioni liberali o bipartisan di far escludere l’ex presidente dalle schede elettorali a causa del suo ruolo nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Le pressioni maggiori in tale direzione si sono registrate in Florida, Ohio, Wisconsin, New Hampshire, New Mexico, Arizona, Michigan e Colorado ed in quest’ultimo Stato negli scorsi giorni si è aperta la causa per stabilire se ci siano basi legittime per impedire la terza corsa alla Casa Bianca del tycoon.

Tutto ruota attorno all’interpretazione della sezione tre del 14esimo emendamento della Costituzione americana il quale, adottato dopo la guerra civile, vieta di candidarsi a chi ha “partecipato ad insurrezioni” o ha fornito “aiuto e conforto” ai ribelli. Il dibattito è stato aperto pochi mesi fa dai professori universitari di estrazione conservatrice William Baude e Michael Stikes Paulsen che in un articolo pubblicato sulla University of Pennsylvania Law Review hanno argomentato che l’emendamento in questione non permetterebbe a Trump di candidarsi per un secondo mandato.

Per Baude e Paulsen, costituzionalisti e membri del think tank conservatore Federalist Society, il 14esimo emendamento troverebbe applicazione a causa della condotta tenuta dal tycoon il giorno in cui centinaia di suoi sostenitori, aizzati dalla Big Lie - la teoria secondo la quale Joe Biden avrebbe rubato la vittoria ai repubblicani - assaltarono Capitol Hill dove era in corso la certificazione dei risultati delle elezioni del 2020. I due luminari hanno fatto notare come ci siano stati più vittime il 6 gennaio 2021 di quante ce ne furono nella battaglia di Fort Sumter che diede il via alla guerra civile nel 1861. Per tali eventi il procuratore speciale Jack Smith ha ottenuto ad inizio agosto l’incriminazione di Trump, la terza in ordine di tempo, con le accuse di “cospirazione per frodare gli Stati Uniti", “cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale e ostruzione di un procedimento ufficiale” e “cospirazione contro i diritti dei cittadini”.

La tesi dei costituzionalisti era stata abbracciata da altri esperti del diritto per poi trasferirsi dal mondo accademico a quello politico – Tim Kaine, l'ex candidato alla vicepresidenza insieme ad Hillary Clinton nel 2016, ha affermato di trovare convincenti i motivi che potrebbero portare ad un’esclusione del miliardario dalla campagna elettorale –, non comunque esclusivamente legato al partito democratico. E adesso il 14esimo emendamento è arrivato nelle aule di tribunale.

“Trump ha incitato una folla violenta ad attaccare il nostro Campidoglio e a bloccare la pacifica transizione dei poteri” ha dichiarato davanti ad un giudice di Denver in Colorado Eric Olson, il legale che rappresenta elettori e il gruppo Citizens for responsibility and ethics in Washington. Pronta la reazione di Scott Gesler, avvocato dell’ex presidente, il quale, dopo aver negato la condotta sediziosa del suo assistito, ha controbattuto che “teorie legali che non sono mai state riconosciute in una corte statale o federale” metterebbero a rischio la libertà di parola dei cittadini americani.

Cause simili sono in corso anche in Michigan e in Minnesota ma il Colorado, considerato saldamente democratico, è il primo Stato in cui la questione del 14esimo emendamento ha raggiunto le aule di un tribunale diventando un caso di studio per gli oppositori del tycoon che sondano la possibilità di impedirne la candidatura a livello statale. Molti commentatori riconoscono però che si tratta di una strategia disperata che oltretutto dovrebbe stabilire cosa si intenda per “prendere parte ad un’insurrezione”.

Infatti, anche qualora il giudice dovesse esprimersi a sfavore di Trump, il caso arriverebbe alla Corte Suprema dominata da una maggioranza conservatrice, sei a tre, che difficilmente potrebbe sanzionare il comportamento dell’ex presidente, nonché favorito alla nomination repubblicana, facendo precipitare nel caos non solo la campagna elettorale del 2024 ma anche una parte della società americana.

Commenti