Politica estera

"Isolato e protetto dalle contestazioni": cosa succede davvero nella campagna di Biden

Gli uomini della campagna dem limitano le apparizioni di Biden per proteggerlo dalle proteste. Nel frattempo il vecchio Joe cerca di non perdere il contatto con gli elettori

"Isolato e protetto dalle contestazioni": cosa succede davvero nella campagna di Biden

L’ultima volta che Joe Biden ha affrontato una campagna elettorale una pandemia imperversava feroce negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Era il 2020 e mentre l’allora presidente Donald Trump non si curava di limitare più di tanto i comizi e gli incontri con il popolo Maga, il candidato del partito democratico appariva in collegamento video dal seminterrato della sua casa di Wilmington nel Delaware. E adesso alcuni commentatori politici cominciano a notare che, per motivi diversi, anche in questa nuova corsa alla Casa Bianca Biden sia sempre più inavvicinabile e lontano dalle grandi folle.

La bolla della campagna

È l'Nbc News a dare conto della strategia messa in piedi dagli uomini della campagna dem allo scopo di ridurre gli eventi in cui il loro candidato possa essere contestato sul sostegno americano alle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. Il conflitto sta erodendo il consenso tra i giovani, gli arabi e gli afroamericani e i risultati delle primarie in Michigan hanno reso evidente lo sfilacciamento della coalizione liberal decisiva per le chance di rielezione del presidente. Infatti, nello Stato del midwest, conquistato nel 2020 con un margine di 154mila voti, Biden pochi giorni fa ha vinto ma ha dovuto anche incassare la protesta di più di 100mila simpatizzanti del partito dell’asinello che hanno votato "uncommitted".

Il reset della campagna è stato implementato dagli assistenti di Sleepy Joe, il nomignolo dispregiativo con cui spesso Trump si rivolge al suo rivale, dopo le continue interruzioni registrate durante un comizio sul diritto all’aborto in Virginia a gennaio. Le apparizioni pubbliche dell’ottantunenne democratico generano spesso dubbi sulle sue capacità di guidare la nazione e gli esperti elettorali dell’attuale inquilino della Casa Bianca vogliono evitare che possibili proteste rumorose creino ulteriori imbarazzi. Ecco perché gli uomini di Biden hanno cominciato a organizzare raduni più piccoli, evitando i campus universitari e comunicando ai giornalisti il luogo esatto degli appuntamenti solo quando il presidente è già arrivato sul posto. E la linea approvata riguarda anche la vice Kamala Harris.

Rientra in tale strategia il piano che cancellerà 1,2 miliardi di dollari di debiti studenteschi annunciato da Potus alla presenza di poche persone in una piccola biblioteca di Los Angeles. Per un evento con i donatori previsto a fine marzo in cui interverranno gli ex presidenti Bill Clinton e Barack Obama si sta poi pensando di affidare ad una compagnia privata il controllo preliminare sui partecipanti e sarebbe stato stabilito un esoso ticket d'ingresso per ridurre le infiltrazioni di manifestanti tra il pubblico pagante.

Le nuove iniziative dei dem hanno generato malumori tra coloro che riconoscono a Biden performance migliori in piccoli appuntamenti con gli elettori ma sostengono che il contatto con la folla sia necessario per vincere a novembre. Intanto la campagna dem rassicura che nelle prossime settimane si svolgeranno “grandi eventi”, anche nei campus, però precisa che la tattica adottata continuerà comunque senza sosta.

La barriera attorno alla Casa Bianca

A questo punto viene da chiedersi come Biden riesca a rompere la bolla in cui tutti i presidenti si ritrovano costretti dopo l’elezione e che, come abbiamo visto, per l’attuale residente al 1600 di Pennsylvania Avenue rischia di farsi ancora più opprimente. A tale domanda prova a rispondere il Washington Post che riporta come il politico di Scranton infranga continuamente la barriera di vetro che circonda la Casa Bianca per reperire informazioni dalla gente comune e dai compagni di partito. Ed è infatti proprio chiacchierando con i parrocchiani all'uscita dalla messa o con i dipendenti della sua residenza a Wilmington, oltre che con figli e nipoti, che il vecchio Joe plasma la sua visione del mondo e le scelte della sua amministrazione.

I collaboratori dell’ex vice di Obama raccontano di come ogni lunedì mattina il loro capo rientri a Washington ponendo domande su questioni di attualità sollevate dagli incontri informali da lui intrattenuti durante il weekend nel Delaware. In effetti l'ex senatore Ted Kaufman conferma ai giornalisti che “nessun presidente degli Stati Uniti degli ultimi 50 anni” abbia passato altrettanto tempo a reperire informazioni come fa Biden.

Potus è un avido lettore dei briefing e predilige la lettura del Financial Times, segue la Cnn senza disdegnare Fox News ma la fonte di informazione più importante da cui attinge è la sua famiglia. Oltre che con la moglie Jill, il presidente intrattiene scambi quasi quotidiani con i figli Hunter e Ashley e i suoi cinque nipoti. In particolare, sono questi ultimi ad aver forgiato molte delle sue decisioni politiche, tra le quali quelle sul matrimonio tra persone dello stesso sesso – all'epoca Obama non si era ancora espresso in via ufficiale – e sulla lotta al cambiamento climatico.

Potrebbero essere loro in queste settimane difficili caratterizzate da gaffe e sondaggi deludenti a convincere Biden a farsi da parte ma se questa conversazione è già avvenuta possiamo immaginare quale sia stato il verdetto finale.

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