Politica estera

"Ma cosa mangia?". Così è finita la storia d'amore tra Trump e Fox News

In uscita negli Usa un nuovo libro che rivela l'odio profondo del magnate dei media per l'ex presidente repubblicano

"Ma cosa mangia?". Così è finita la storia d'amore tra Trump e Fox News

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Perché Rupert Murdoch ha augurato la morte a Donald Trump

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Per gli americani e non solo le elezioni presidenziali del 2024 assumono giorno dopo giorno il sapore di un déjà vu. Salvo sorprese sempre possibili, al momento la competizione per la Casa Bianca sembra riproporre a parti invertite la sfida di quattro anni fa tra Joe Biden e Donald Trump. A differenza che nelle precedenti campagne elettorali del 2016 e del 2020 spicca però l’assenza del supporto di Twitter, ora chiamato X, e soprattutto di Fox News, il canale televisivo parte dell’impero mediatico di Rupert Murdoch, a favore del tycoon.

Michael Wolff, già autore di due libri sull’ex presidente, ha dedicato il suo nuovo lavoro “The fall: The end of Fox News and the Murdoch dynasty” proprio al rapporto definito simbiotico tra l’emittente di proprietà del magnate australiano e Trump. Alcune delle anticipazioni dell’opera in uscita la prossima settimana negli Stati Uniti e diffuse dai siti di informazione promettono di gettare ulteriore benzina nell’arena politica richiamando l’attenzione del candidato favorito alla nomination del Partito dell’elefante.

Il ruolo giocato da Fox News era stato raccontato dal giornalista Brian Stelter nel libro “Hoax”. Wolff si sofferma invece ad analizzare la figura di Murdoch nel momento crepuscolare che ha fatto seguito alla sconfitta di Trump. Il Washington Post recensisce il nuovo libro affermando che sia pieno di “insulti e intrighi, pugnalate alle spalle e situazioni disfunzionali”.

Wolff riporta come le relazioni tra Murdoch e Trump siano così compromesse che il magnate dei media si dichiara suo nemico giurato augurandone persino la morte. “Come è possibile che sia ancora vivo? Ma l’hai visto? Ma cosa mangia?” sono alcune delle frasi riportare nel libro e citate dal Guardian che ne ha ottenuto una copia.

Nonostante Fox News abbia accompagnato la parabola politica del tycoon facendo da megafono alle sue idee e iniziative più discutibili sia da candidato che poi da inquilino della Casa Bianca, in realtà Murdoch aveva cominciato a nutrire da anni una certa insofferenza nei confronti di Trump. Mentre in privato lo definiva un ”idiota”, le affermazioni non suffragate dai fatti e propagandate dalla sua emittente su Hillary Clinton, Biden, il Covid e il muro con il Messico attecchivano nell’elettorato americano determinando una spaccatura che continua a produrre i suoi effetti.

Il momento della verità per Murdoch è arrivato la notte delle elezioni del 2020 quando diede il via libera all’annuncio da parte della rete televisiva dell’imprescindibile vittoria di Biden in Arizona. Tale mossa incitò Trump a proclamarsi come vero vincitore e a denunciare brogli senza prove concrete. A quel punto il magnate australiano raggiunge la conclusione che dopo la sua partenza da Washington l'ex presidente sia vulnerabile e sia arrivato “il momento di farlo fuori”. Una riflessione che è smentita dai sondaggi svolti in questa fase della campagna per le primarie di partito.

Le rivelazioni su Murdoch ricordano molto le dichiarazioni di Tucker Carlson, il conduttore più popolare della rete televisiva conservatrice, emerse poco prima del suo licenziamento da Fox News avvenuto qualche mese fa. Famoso per la sua vicinanza pubblica al miliardario, in privato l’agguerrito giornalista ammetteva di odiarlo “con tutto me stesso”.

Il patron dell’impero mediatico ha pagato caramente il sostegno offerto al politico antisistema abbracciando le sue strampalate teorie di brogli. Ad aprile l’emittente di Murdoch ha infatti pagato 787,5 milioni di dollari a Dominion Voting System, l’azienda privata che gestisce gran parte del voto elettronico negli Stati Uniti. Un patteggiamento necessario per evitare il processo per diffamazione.

È impossibile negare l’importanza di Fox News nel permettere a Trump di emergere e di consolidarsi nel panorama politico americano.

Adesso però il genio è fuori dalla lampada ed è difficile immaginare che il ripensamento tardivo del magnate novantaduenne possa avere un impatto concreto sull’esito della campagna elettorale.

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