Politica estera

Nikki Haley, al dibattito repubblicano brilla la candidata anti-Trump

L'ex ambasciatrice Onu Nikki Haley sembra cominciare ad attirare l'attenzione di elettori e finanziatori dopo il secondo dibattito tra i candidati alle primarie del suo partito. Basterà per battere Trump?

Nikki Haley, al dibattito repubblicano brilla la candidata anti-Trump
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Mentre le luci si sono appena spente sul dibattito televisivo dei candidati repubblicani in lizza per la conquista della nomination di partito quelle su Nikki Haley sono più accese che mai. In queste settimane analisti e, soprattutto, finanziatori del Gop cercano di capire se esista ancora un’alternativa possibile a Donald Trump e le performance dell’ex governatrice della South Carolina sembrano offrire qualche speranza in tal senso.

Com'è andato il secondo dibattito repubblicano

Anche in questo secondo scontro svoltosi nella notte italiana alla Ronald Reagan Presidential Library a Simi Valley in California il grande assente, nonché favorito sino ad ora, è proprio l’ex presidente. Come Joe Biden appena 24 ore prima, Trump ha preferito fare visita in Michigan ai lavoratori del settore auto in sciopero guadagnandosi le critiche degli sfidanti repubblicani. L’ex governatore del New Jersey Chris Christie, rivolgendosi direttamente alle telecamere, ha accusato il miliardario di non essere presente “perché ha paura di essere sul palco” soprannominandolo "Donald Duck". Ron DeSantis lo ha definito “missing in action” ricevendo il plauso persino di Biden. “Non potrei essere più d’accordo” ha postato sul social X il presidente a proposito del commento del governatore del Texas.

In questo scenario da guerra civile all’interno del partito repubblicano Haley, come già era successo in occasione del primo dibattito televisivo ad agosto, ha colpito gli spettatori capitalizzando sulle polemiche legate a Trump e sulle scarse prestazioni di DeSantis. Per mesi considerato il candidato più temibile tra quelli in corsa per la nomination, il governatore della Florida anti-woke non è riuscito a scaldare il pubblico e in un sondaggio della Reuters/Ipsos appare secondo nelle preferenze con uno stacco di quasi 40 punti rispetto al tycoon.

L'alternativa Haley

Haley, di origini indiane come la vicepresidente Kamala Harris e l’altro candidato repubblicano che nelle scorse settimane ha destato un certo interesse Vivek Ramaswamy, può contare su solide credenziali derivanti dall’aver amministrato uno Stato chiave ed aver ricoperto l'incarico di ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite durante la presidenza Trump. Eletta governatrice nel 2010, ha raggiunto la notorietà a livello nazionale quando nel 2015 ha firmato una legge che autorizza la rimozione della bandiera confederata, un vessillo che era diventato negli anni un simbolo razzista, dagli edifici pubblici statali.

Secondo gli analisti Haley si è ritagliata il ruolo di “conservatrice rispettabile” che si rivolge agli elettori senza aver paura di dire cose scomode e impopolari per un partito spostatosi molto a destra e che definisce Trump, nonchè suo ex capo, "il politico più disprezzato d'America". In politica interna l’ex ambasciatrice riconosce il cambiamento climatico come un fenomeno determinato dall’azione dell’uomo e si dichiara pro-life non perché “me lo dice il partito repubblicano ma perché mio marito è stato adottato”. Su entrambi i temi sostiene un “approccio pragmatico” che potrebbe attirare il voto dei moderati e degli indipendenti decisivi nella fase successiva alle primarie. Sull’immigrazione accusa il presidente Biden di non essere stato abbastanza duro e “di aver permesso a sei milioni di persone di attraversare il confine”.

È però in politica estera e sull’appoggio incondizionato all’Ucraina che Haley si distacca dai suoi principali competitor che vorrebbero una fine rapida della guerra anche se ciò comportasse una sconfitta di fatto per Kiev. Nel corso del secondo dibattito DeSantis ha affermato che è nell’interesse nazionale concludere il conflitto e Ramaswamy è intervenuto dicendo che "solo perchè Putin è un malvagio dittatore non vuol dire che gli ucraini siano i buoni”. L’ex ambasciatrice potrebbe aver affondato stanotte proprio le ambizioni politiche dell’altro candidato di origini indiane riservandogli una tra le frasi destinate a rimanere impresse nella mente degli spettatori: “ogni volta che ti ascolto mi sento un po’ più stupida”.

Secondo Reuters diversi finanziatori, scoraggiati da una probabile ripetizione dello scontro Biden - Trump nel 2024, starebbero valutando seriamente se investire nell’unica candidata donna in corsa per rappresentare il partito repubblicano alle elezioni presidenziali. In quest’ottica l’immagine di competenza ed autorevolezza proiettata da Haley potrebbe sciogliere le ultime riserve e far allentare i cordoni della borsa ai donatori.

Se vuoi che qualcosa sia detto chiedi ad un uomo, se vuoi che qualcosa sia fatto chiedi ad una donna” così parla l’ex governatrice citando Margaret Thatcher puntando però non solo sul suo essere donna ma anche sul voler rappresentare una nuova generazione per la politica americana. Haley ha infatti attaccato l’anzianità di Biden e Trump, oltre a quella del leader del suo partito Mitch McConnell e dell’ex speaker democratica Nancy Pelosi, proponendo un test cognitivo per i colleghi di età superiore ai 75 anni.

Un recente sondaggio della Cnn ha evidenziato come l’unica sfidante repubblicana ad avere un chiaro vantaggio in un ipotetico scontro diretto contro Biden sia proprio Nikki Haley con un distacco di sei punti sul presidente in carica.

Le rilevazioni dei prossimi giorni e le mosse dei finanziatori dovrebbero fornire un quadro più chiaro sullo stato della corsa alla nomination del Gop e mostrare se Trump può essere ancora considerato il candidato inevitabile.

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