Politica estera

Emergenza solitudine, allarme negli Usa: cosa c'è dietro

La contea di San Mateo in California dichiara la solitudine un'emergenza sanitaria. I dati su una piaga sociale non solo americana

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C’è un killer tanto letale quanto silenzioso che si aggira sottotraccia per l’America. E non solo lì. Si tratta della solitudine, un fenomeno sociale che è appena stato definito un’emergenza di salute pubblica dai funzionari della contea di San Mateo in California. Nella risoluzione approvata dal Consiglio dei supervisori di San Mateo si legge che “la solitudine, l’isolamento e la mancanza di connessioni possono portare a importanti problemi sanitari e condurre molti dei nostri cittadini più vulnerabili a diventare dei senzatetto”.

Almeno il 45% dei residenti della contea californiana soffre per le conseguenze dell’isolamento ed al governatore della California Gavin Newson è stato proposto di nominare un incaricato per affrontare tale problematica sulla scorta di quanto avvenuto nel Regno Unito e in Giappone. Nel 2018 il governo britannico ha istituito la figura del ministero della solitudine e ha lanciato una “loneliness strategy”. A Tokyo entreranno in vigore la prossima primavera una serie di misure volte a ridurre l’isolamento sociale insieme alla creazione di una task force guidata dal primo ministro.

Gli esperti affermano che l’impatto della solitudine è lo stesso derivante dal vizio del fumo. E a Washington ne sono consapevoli. A maggio dello scorso anno infatti Vivek Murthy, responsabile della Sanità nel governo federale, ha parlato di un’epidemia a livello di salute pubblica spiegando come gli insufficienti rapporti sociali siano responsabili di un aumento del rischio di problemi cardiaci del 29%, di infarto del 32%, di forme di demenza del 50% e di morte prematura del 30%.

In qualità di Us surgeon general Murthy ha prodotto una corposa relazione in cui si sostiene che circa la metà degli americani adulti potrebbe soffrire di solitudine. I dati a supporto di tale tesi sono numerosi. Un sondaggio condotto dall’università di Harvard nel 2020 ha mostrato come il 61% degli intervistati tra i 18 e i 25 anni ha riportato di sentirsi solo, contro il 39% registrato in generale tra la popolazione. E il problema, in parte ridotto dopo la pandemia, affligge molti altri Paesi. Un'indagine Gallup condotta in 142 nazioni e pubblicata pochi mesi fa ha rivelato che un adulto su quattro si sente solo ed almeno il 15% degli adulti afferma la stessa cosa in America.

In particolare, ad incidere negli ultimi decenni sull’aumento dell’epidemia da solitudine negli Stati Uniti sono stati diversi fattori tra cui il forte aumento dei nuclei familiari composti da una sola persona, l’arrivo dei social network e più di recente il Covid-19. Un altro elemento per nulla trascurabile è la crescente polarizzazione politica. Negli anni Settanta il 45% degli americani riteneva di potersi fidare dei propri concittadini. Nel 2016, anno in cui si sfidarono alle elezioni presidenziali Hillary Clinton e Donald Trump, tale percentuale è scesa al 30%. Da allora lo scontro tra democratici e repubblicani costringe sempre più gli elettori, nella migliore delle ipotesi, in “camere d’eco”. Nella peggiore al “ritiro sociale” a causa di una generale sfiducia nella politica.

E le conseguenze dalle strade delle grandi città a quelle dei piccoli centri urbani sono più visibili che mai.

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