Politica estera

"Va escluso dal voto". L'ex giudice repubblicano contro l'ex presidente Trump

Depositata alla Corte Suprema l'opinione legale dell'ex giudice conservatore Michael Luttig. La massima corte esaminerà la prossima settimana gli argomenti che hanno portato i giudici del Colorado ad escludere Trump dalle primarie

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"Va escluso dal voto". L'ex giudice nominato da Trump contro l'ex presidente

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Donald Trump ha cercato di fermare il neopresidente eletto Joe Biden dal governare in tutti gli Stati Uniti. La secessione della South Carolina fermò Lincoln dal governare solo in quello Stato”. A parlare così è Michael Luttig, un ex giudice conservatore di corte d’appello, che in questi giorni ha depositato alla Corte Suprema un documento nel quale è esposto il motivo per cui l’ex presidente dovrebbe essere escluso dalle prossime elezioni.

Il togato ha espresso un parere legale sull’interpretazione della Sezione tre del 14esimo emendamento della Costituzione americana che fu adottato dopo la guerra civile ed impedisce a chi ha “partecipato ad insurrezioni” o ha fornito “aiuto e conforto” ai ribelli di candidarsi per un incarico pubblico. Per Luttig la condotta tenuta da Trump dopo le elezioni del 2020 e il suo rifiuto di riconoscere la sconfitta portò il popolo Maga a marciare su Washington e a lanciare l'assalto al Congresso il 6 gennaio del 2021.

In questo senso, scrive l’ex giudice, il tentativo dell’ex presidente di mantenere il potere è stato “più grande” rispetto alla secessione della South Carolina che scatenò la guerra civile americana. Luttig già quattro anni fa aveva preso posizione pubblicamente incoraggiando l’allora vicepresidente Mike Pence ad ignorare le pressioni di Trump per evitare la certificazione del voto.

Secondo i legali di Trump “la messa al bando degli insurrezionalisti” può essere attuata solo dal Congresso dopo l’elezione di un candidato. Luttig e altri esperti di formazione conservatrice sostengono invece che tale interpretazione “priverebbe gli elettori dal compiere una scelta informata poiché non potrebbero sapere se stanno votando per qualcuno che non può ricoprire un incarico pubblico”. Gli oppositori di The Donald temono che se passasse la sua linea si rischierebbe il caos nei tribunali impegnati a quel punto a giudicare se il neoeletto possa svolgere le funzioni attribuite dalla Costituzione.

Dopo mesi di dibattito tra gli addetti ai lavori sul 14esimo emendamento, alcuni Stati hanno cominciato ad esaminare nel merito la questione. In particolare, a dicembre la Corte Suprema del Colorado ha stabilito l’esclusione di Trump dalle primarie e questa pronuncia è arrivata alla massima corte. I nove giudici hanno infatti accettato di discutere la decisione e la prossima settimana esamineranno gli argomenti del caso.

L’ex presidente è a un passo dall’assicurare la nomination del partito repubblicano. Diversi commentatori ritengono che Nikki Haley, l’unica sua rivale rimasta all’interno del Gop, potrebbe abbandonare la corsa al massimo entro il 24 febbraio, data delle primarie in South Carolina, spianando la strada ad una nuova sfida diretta tra il tycoon e il presidente Biden.

Per i democratici, oltre alle imprevedibili ripercussioni derivanti dai suoi guai legali, è proprio quindi il 14esimo emendamento a fornire una flebile speranza che la candidatura del miliardario possa ancora essere fermata.

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