Politica estera

Arresti e poliziotti schierati al confine: la ricetta del Texas contro i clandestini

Dopo aver trasferito per mesi i migranti irregolari nelle città e negli Stati amministrati dai democratici, il governatore repubblicano del Texas Greg Abbott punta ad una nuova strategia: arrestare i clandestini

Arresti e poliziotti schierati al confine: la ricetta del Texas contro i clandestini

Ascolta ora: "Arresti e poliziotti schierati al confine: la ricetta del Texas contro i clandestini"

Arresti e poliziotti schierati al confine: la ricetta del Texas contro i clandestini

00:00 / 00:00
100 %

Cambio di strategia contro l’immigrazione irregolare per Greg Abbott, il governatore repubblicano del Texas. Dopo aver trasferito per mesi con i pullman più di 50mila migranti dal confine del suo Stato alle grandi città amministrate dai democratici è arrivata adesso l’ora di un nuovo approccio: cambiare le leggi del Lone Star State per rendere un crimine l’attraversamento illegale della frontiera con il Messico e permettere così alla polizia texana di arrestare i clandestini, inclusi i richiedenti asilo.

"Joe Biden continua ad ignorare la crisi storica alla frontiera meridionale causata dalla sua politica della porta aperta". Si apriva così il post pubblicato da Abbott nel settembre dello scorso anno su Twitter, oggi X, nel quale si annunciava di "portare il confine" in casa del presidente americano, a Washington D.C., New York, Los Angeles, Denver e nelle altre metropoli roccaforti del partito dell’asinello. Quella che all’inizio sembrava una delle tante iniziative politiche destinate ad esaurire presto i suoi effetti, ha nel frattempo raggiunto un risultato significativo. Non solo si è ottenuto un parziale alleviamento della situazione di emergenza alla frontiera, ma trasferendo gli immigrati nelle cosiddette città santuario, centri urbani favorevoli ad un’accoglienza incondizionata nei confronti degli irregolari, si è generato un acceso dibattito nazionale.

Sfruttando le ipocrisie del mantra not in my backyard, la mossa del governatore ha spinto amministrazioni democratiche lontane migliaia di km dal confine con il Messico a prendere una posizione chiara su un problema dalle ripercussioni dirette sulla vita quotidiana dei propri cittadini ed elettori. “La crisi dei migranti distruggerà la città” ha dichiarato Eric Adams, il sindaco di New York, il quale ha denunciato come “ogni mese qui arrivano 10mila migranti da tutto il mondo” aggiungendo inoltre che la compassione dei newyorkesi può essere illimitata ma le nostre risorse non lo sono”. Le proteste di Adams non hanno avuto come unico destinatario Abbott, definito un “pazzo”, ma anche il governo federale accusato di non fornire “alcun sostegno per questa crisi nazionale”. Rappresentanti del sindaco dem di Chicago, Brandon Johnson, hanno fatto sapere che mandare persone nella Windy City d’inverno è "inumano" mentre Denver ha trasferito a sua volta gli immigrati irregolari verso altre città.

La crisi dei migranti non avrebbe avuto una tale attenzione negli Stati e nelle città “blu” se non fosse stato per Abbott” ha riconosciuto Muzaffar Chishti, un esperto del Migration Policy Institute, un centro di ricerca indipendente. Gardner Pate, capo di gabinetto del governatore del Texas, ha risposto agli attacchi sostenendo che i pullman con i migranti sono stati inviati nei centri urbani che hanno manifestato di voler dare il benvenuto a braccia aperte ai clandestini.

Abbott ha però ora raggiunto la conclusione che il suo busing program non è più sufficiente per affrontare un’emergenza che ha visto più di un milione e 100mila persone raggiungere, a fine agosto e in poco meno di un anno, il confine con il Messico. Il governatore punta, infatti, ad attribuire alla polizia dello Stato poteri detentivi nei confronti dei migranti. Secondo gli esperti il provvedimento, già approvato dal Senato di Austin ma non ancora dalla Camera, violerebbe la legislazione federale e potrebbe rappresentare un tentativo deliberato di rimettere il giudizio direttamente alla Corte Suprema su un’eventuale diatriba legale. La massima Corte di Washington, caratterizzata negli ultimi anni da un’inclinazione più conservatrice, potrebbe quindi a quel punto dare il via libera a un netto ampliamento dei poteri statali sull’immigrazione.

Il tema del controllo delle frontiere è già al centro della campagna elettorale per le presidenziali del 2024. Pur avendo promesso un cambio radicale dopo gli anni di Donald Trump, il presidente Biden ha dovuto difendere la decisione di ampliare un tratto di muro al confine con il Messico affermando di non poter bloccare fondi stanziati dal suo predecessore.

Un’iniziativa che potrà non piacere a sinistra ma potrebbe trovare sostenitori tra indipendenti e moderati preoccupati per le scene di degrado e malessere sociale viste negli ultimi tempi nelle città americane.

Commenti