Politica estera

"Minaccia inaccettabile alla pace". Kim lancia i missili (e torna a provocare)

Nel corso della notte, il dittatore nordcoreano ha fatto partire tre proietti in direzione del Mar del Giappone. L'azione è coincisa con la visita del segretario di Stato Usa Antony Blinken in Corea del Sud

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Mentre il mondo era impegnato a seguire l’esito delle elezioni presidenziali in Russia che hanno visto il trionfo di Vladimir Putin, come era ampiamente prevedibile, in Estremo Oriente la tensione saliva alle stelle. La Corea del Nord, tra le 7.44 e le 8.22 ora locale (dalle 23 all'1 in Italia), ha lanciato tre missili balistici a corto raggio in direzione del Mar del Giappone, chiamato Mar Orientale in Corea del Sud.

A diramare la notizia per prime sono state l’agenzia sudcoreana Yonhap e la Guardia Costiera giapponese. Il ministero della Difesa nipponico, dopo qualche ora dal lancio dei tre missili, ha dichiarato che i proietti hanno volato per 350 chilometri a un'altitudine massima di 50 chilometri e sono caduti in mare a poche miglia dalla costa orientale della penisola coreana e fuori dalla zona economica esclusiva del Giappone - porzione di mare a poche miglia dalle acque territoriali in cui uno Stato costiero esercita la propria sovranità riguardo allo sfruttamento delle risorse naturali, alla tutela dell’ambiente marino e alle attività di ricerca. La caduta dei tre missili, secondo le prime rilevazioni, non avrebbe cagionato danni a persone e cose come ha dichiarato il portavoce del governo nipponico, Yoshimasa Hayashi, in conferenza stampa.

L’azione di Kim Jong-un, leader supremo della Corea del Nord, ha il sapore di una vera e propria provocazione finalizzata a mostrare la potenza dell’arsenale di Pyongyang dopo che settimana scorsa si è conclusa la cerimonia annuale delle Freedom Shield, che consiste in manovre militare congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud. Immediata è stata la reazione del primo ministro giapponese Fumio Kishida: "Il lancio missilistico da parte della Corea del Nord minaccia non solo la pace e la stabilità della regione, ma della comunità internazionale". Con la decisione di sparare i missili, Kim Jong-un sembra che voglia mandare un monito anche agli Usa, dato che da ieri Antony Blinken, segretario di Stato statunitense, si trova a Seul per partecipare al Summit for Democracy, forum volto a promuovere la solidarietà tra le democrazie, per cui è atteso da remoto anche l’intervento del presidente Joe Biden. Blinken, per il momento, non ha rilasciato dichiarazioni in merito al lancio dei missili nordcoreani, ma un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha espresso ferma condanna per quanto avvenuto: "Questi lanci, come i precedenti lanci di missili balistici negli ultimi anni, violano molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite". Tuttavia, gli americani fanno sapere di rimanere aperti a un approccio diplomatico con Pyongyang e invitano le autorità nordcoreane a impegnarsi in un dialogo costruttivo.

Secondo alcune fonti, il gesto di Kim Jong-Un potrebbe essere stata una dimostrazione di forza in seguito alla vittoria di Putin, suo stretto alleato che nei mesi precedenti avrebbe speso miliardi di dollari per l’acquisto di armi da Pyongyang da impiegare nella guerra in Ucraina.

Due giorni fa, il dittatore nordcoreano era stato avvistato a bordo dell'auto di lusso regalata proprio dal capo del Cremlino e secondo quanto dichiarato dalla sorella del leader del Nord, Kim Yo Jong, sarebbe la prova della solidità dei rapporti tra i due Paesi.

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