Politica estera

"Lancio fallito per la metà dei missili". La rivelazione sull'attacco flop dell'Iran

Secondo il Wall Street Journal, circa la metà dei missili balistici partiti dall'Iran non sono stati lanciati correttamente o si sono schiantati al suolo prima di raggiungere la loro destinazione

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Metà dei missili lanciati dall'Iran contro Israele nella notte tra il 13 e il 14 aprile avrebbe avuto dei problemi di natura tecnica. A rivelarlo è il Wall Street Journal, che cita tre funzionari statunitensi informati sulla vicenda. Secondo i funzionari statunitensi, la Repubblica Islamica ha lanciato tra i 115 e i 130 missili balistici contro Israele, circa la metà dei quali sono stati intercettati con successo, mentre i restanti non sono riusciti a raggiungere il bersaglio. "Questo per quanto riguarda la decantata capacità missilistica balistica dell'Iran" ha dichiarato uno dei funzionari Usa citati dal quotidiano. Poco dopo l'attacco, il portavoce delle forze di difesa israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha dichiarato che l'Iran ha lanciato 170 droni, oltre 30 missili da crociera e più di 120 missili balistici verso Israele: pochi di questi avrebbero raggiunto il territorio dello stato ebraico, causando "danni minori" alla base aerea di Navatim.

La versione dell'Iran

Teheran ha dichiarato che la metà dei missili lanciati verso Israele nella notte di sabato ha colpito con successo i propri obiettivi, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver intercettato il 99% dei droni e dei missili iraniani. Il Maggiore Generale Hossein Salami, della Guardia Rivoluzionaria Iraniana, ha affermato che i missili e i droni iraniani hanno eluso con successo le difese aeree israeliane, distruggendo due importanti siti militari israeliani, anche se non c'è alcuna conferma delle dichiarazioni di Teheran e i danni subiti dallo stato ebraico sono stati più che contenuti.

In un'azione alquanto rischiosa, la Repubblica Islamica ha lanciato sabato il suo primo attacco diretto contro Israele nella storia, dispiegando droni e missili in risposta all'attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco, che ha causato la morte di sette membri delle Guardie rivoluzionarie iraniane, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi. Poco dopo l’attacco missilistico di sabato notte, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha diffuso una dichiarazione in cui affermava che il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica aveva "dato una lezione al nemico sionista". Ora si attende la rappresaglia di Israele, come deciso dal gabinetto di guerra presieduto dal premier Benjamin Netanyahu, mentre i Paesi del G7, condannando "con fermezza" l'attacco dell'Iran, chiedono di evitare un ulteriore escalation che potrebbe provocare una guerra regionale molto più ampia e pericolosa.

Il ruolo degli Stati Uniti

Le forze militari statunitensi hanno distrutto 80 droni e almeno sei missili balistici degli oltre 300 lanciati dall'Iran, secondo quanto comunicato domenica dal Centcom (United States Central Command), il commando delle forze armate statunitensi. Il numero di droni distrutti è un aggiornamento rispetto a quanto comunicato inizialmente sabato sera, quando gli Stati Uniti avevano detto di averne intercettati 70. Per quanto concerne l'annunciata risposta israeliana, il presidente Joe Biden avrebbe comunicato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante una telefonata che gli Stati Uniti non sosterranno alcun contrattacco di Tel Aviv contro la Repubblica Islamica.

Biden avrebbe detto al premier israeliano che gli sforzi difensivi congiunti di Israele, Stati Uniti e altri Paesi della regione hanno portato al fallimento dell'attacco iraniano, secondo quanto riportato da Axios.

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