Politica estera

Riapre la base Usa nel Pacifico: così l'America si prepara alla guerra con la Cina

Gli Usa intendono riaprire la base usata per lanciare gli attacchi nucleari contro il Giappone nel 1945. Una mossa per contrastare la potenza cinese e prepararsi ad un possibile conflitto con Pechino

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Venti di guerra soffiano sul Pacifico, l’oceano che è sempre più teatro della competizione strategica tra la Cina e gli Stati Uniti. Washington è consapevole che mantenerne il controllo significa detenere il titolo di superpotenza predominante anche nel Ventunesimo secolo. È proprio quindi per evitare di cedere il passo a Pechino e rafforzare la presenza nell’area che l'America ha appena deciso di riaprire la base militare di Tinian.

Ad annunciarlo è stato il generale Kenneth Wilsbach, comandante delle forze aeree del Pacifico, in un’intervista al Nikkei Asia ripresa dalla Cnn senza però precisare le tempistiche necessarie per strappare alla giungla le piste dell'aeroporto. Tinian è un territorio di circa 100 km quadrati con una popolazione di appena 3000 persone ed è stata abbandonata dall’aviazione Usa nel 1946 all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale.

All’epoca delle operazioni contro il Giappone schierato con le altre potenze dell’Asse, Tinian era l’aeroporto più grande e più trafficato al mondo. Da qui e dalle vicine Saipan e Guam decollarono i B-29 che nel marzo del 1945 bombardarono Tokyo provocando la morte di 100mila persone. Dal North Field di Tinian il 6 e il 9 agosto dello stesso anno partirono poi gli aerei denominati Enola Gay e Bockscar che sganciarono le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki dando così il via all’era nucleare.

Il budget dell’Air Force per il 2024 prevede una richiesta di stanziamento per 78 milioni di dollari in progetti da realizzare nella base di Tinian, parte di una una strategia che punta a “trasferire le operazioni da infrastrutture centralizzate ad un network di avamposti più piccoli e dispersi geograficamente in grado di complicare la pianificazione del nemico” . Al momento, infatti, la presenza Usa nell’area è concentrata in poche e grandi strutture, tra cui quelle di Guam e di Okinawa, e il timore del Pentagono è che eventuali attacchi contro tali basi possano compromettere la capacità di reazione americana.

La decisione di rendere di nuovo operativa una struttura dalla collocazione e dalla storia così impressionanti rappresenta quindi un cambio di passo e manda un messaggio forte ed inequivocabile alla Cina che a partire dall’elezione del presidente Xi Jinping nel 2013 persegue una politica estera e militare in competizione su più fronti con gli Stati Uniti. In quest’ottica rientra anche, come riportato dal New York Times, la priorità assegnata all’addestramento dei soldati americani in scenari insulari e di giungla ben diversi da quelli del Medio Oriente e più adatti alle nuove sfide nell’Indo-Pacifico.

“Quello che vedo nella regione è il comportamento irresponsabile ed insidioso dei cinesi. Questa è la cattiva notizia. Quella buona è che sto anche assistendo alla decuplicazione delle esercitazioni multilaterali e multinazionali” ha dichiarato poche settimane fa il generale Charles Flynn, comandante dell’esercito nel Pacifico, al termine dei war games effettuati tra le Hawaii e la Micronesia per simulare una guerra contro Pechino.

La minaccia per gli Stati Uniti è reale e molti analisti prevedono che sarà Taiwan la scintilla che infiammerà l’oceano che di pacifico potrebbe avere presto solo il nome.

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