Politica internazionale

"Occhio ai toni". Così la Meloni ha affrontato Macron

L'attentato di Mosca è stato rivendicato dall'Isis-K, Kiev e l'Occidente ne sono estranei: così Meloni in tv ha parlato di quanto accaduto in Russia

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Un'intervista a Giorgia Meloni sarà trasmessa questa sera dal programma di Rete4 "Fuori dal coro" e della stessa sono state rilasciate le prime anticipazioni, in base alle quali si evince come il premier abbia affrontato i principali temi di politica estera. Tornando sulle parole di Emmanuel Macron e sulla sua politica interventista sul conflitto in Ucraina, il presidente del Consiglio italiano è stato netta: "Non ho condiviso per esempio le parole di Macron, l'ho detto anche a lui: non le condivido e sono convinta che si debba fare attenzione ai toni che si usano". Ma questo non vuol dire, prosegue il premier, che "non si debba fare ciò che è giusto fare. E bisogna pure stare attenti a come certe cose vengono vendute, tra virgolette".

E facendo riferimento alle polemiche che sono emerse dopo il Consiglio europeo, "dove si parlava di protezione civile", sui giornali, ha proseguito Meloni, è stato riportato che "noi staremmo preparando l'Europa alla guerra. Perchè c'era un passaggio che diceva che bisogna mettere in cooperazione la risposta alla crisi, ma si parlava di protezione civile, cioè risposta alle crisi, si intendeva le alluvioni, le calamità naturali".

Mario Giordano e il presidente del Consiglio hanno poi ragionato sull'attentato occorso a Mosca solo pochi giorni fa e da parte del premier c'è la ferma convinzione che non ci sia Kiev dietro l'attacco terroristico della Crocus City Hall."Come sappiamo l'attentato è stato rivendicato e quindi si può dare la colpa a chi si vuole, quando si fa propaganda, ma c'è qualcuno che ha dichiarato: 'siamo stati noi' e del resto le modalità sono quelle che noi conosciamo, non vedo come un attentato del genere potrebbe aiutare l'Ucraina o l'Occidente", ha dichiarato Meloni.

Il premier, poi, ci ha tenuto a sottolineare che "rispetto al tema guerra mondiale, una cosa che io continuo a rispedire al mittente è l’idea secondo la quale chi cerca di aiutare l’Ucraina vuole la guerra e quasi, quasi i russi che l’hanno invaso sono quelli che vogliono la pace". Quello che fa chi cerca di aiutare l'Ucraina, ha proseguito Meloni, "è allontanare la guerra rispetto alla possibilità che arrivi nel cuore d'Europa. Non è facilitarla perché, se fosse riuscito, o se riuscisse quello che oggi dicono quelli che sostengono che l'Ucraina si deve arrendere, noi ci ritroviamo una guerra che è molto più vicina a casa nostra".

E a proposito di "casa nostra", il premier ha analizzato l'attuale situazione del Paese dichiarando che "obiettivamente l'Italia secondo me oggi è messa meglio di quanto non fosse messa un anno e mezzo fa e questo mi mette in pace con la mia coscienza". In riferimento al consenso, Meloni prosegue spiegando che "Non so se ci siano delle persone che si aspettavano qualcosa di meglio però una cosa è certa: gli italiani non dovranno mai chiedermi di fare un passo indietro. Io questa vita la faccio per loro, questo lavoro lo faccio per loro e quindi quando non dovessi più avere il loro consenso, sarò ben contenta di farmi da parte".

Si rende conto, il premier, di aver pagato un prezzo in termini di consenso per la gestione dei migranti lo scorso anno ma, prosegue, "io ho detto che a risultati immediati ma effimeri preferivo risultati strutturali, anche se nel breve termine avrei dovuto pagare un prezzo perchè quei risultati arrivassero". Ma i risultati, non senza fatica, sono arrivati: "Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno gli sbarchi diminuiscono del 60%, particolarmente dalla Tunisia, il che dimostra che la strategia che l'Italia ha portato in Europa e sulla quale ha convinto l'Europa, nonostante l'opposizione della sinistra italiana e in alcuni casi anche europea, sta dando i suoi frutti".

E non perde l'occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe,quando ricorda che le modifiche introdotte col decreto Cutro, che permettono "che una persona che non avesse diritto a stare qui potesse essere espulsa e rimpatriata in 30 giorni", sono state ostacolate.

"Sulla norma si è mobilitata una certa magistratura politicizzata, che ha cominciato a non applicarla, la questione è finita alla Cassazione, la Cassazione l'ha inviata alla Corte europea di giustizia e chiaramente questo ti fa perdere un sacco di tempo", ha fatto notare il premier.

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