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Il parlamento ha arricchito tutti i membri del M5S. Per questo nessuno se ne va

La poltrona in Parlamento ha fatto gonfiare i portafogli di molti grillini, passati dall'essere (quasi) nulla tenenti a dichiarazioni a vari zeri

Il parlamento ha arricchito tutti i membri del M5S. Per questo nessuno se ne va

Per molti deputati e senatori grillini, l'elezione in Parlamento vale più di un 6 al Superenalotto. La poltrona rossa ha permesso loro di accrescere in maniera esponenziale le entrate personali e tanti di loro, entrati quasi nulla tenenti, oggi hanno dichiarazioni dei redditi che sfiorano, o addirittura superano, i 100mila euro. Ci sono lavoratori stagionali, saltuari e studenti che sono passati dal dichiarare meno di 5mila euro a 90mila e più ed è comprensibile che arrivati a questo punto cerchino di aggrapparsi con le unghie e con i denti a quella poltrona, per evitare di ripiombare nel baratro della salutarietà e dell'insicurezza lavorativa. Arrivare a fine legislatura, per i parlamentari del Movimento 5 Stelle, è fondamentale.

Di esempi di deputati che grazie all'elezione in Parlamento hanno visto lievitare le dichiarazioni dei redditi ce ne sono tantissimi. Uno degli esempi più eclatanti è Roberto Fico. La Verità rivela che il presidente della Camera dei deputati sarebbe passato dal reddito 0 del 2012 allo stipendio come presidente della Camera dei deputati. Che dire, poi, di Barbara Lezzi, che nel 2012 dichiarava 20mila euro all'anno come impiegata in una Pmi e che nel 2018 è diventata ministro per il Sud con un compenso di 99.747 euro. Francesco D'Uva, che oggi ha 33 anni, è entrato in parlamento che ne aveva 26, con in tasca una laurea in chimica. Fino a quel momento aveva svolto esclusivamente lavori saltuari e nel 2012 la sua dichiarazione dei redditi pare sia stata di poco più di 3mila euro. Da consulente scientifico occasionale a questore dell'ufficio di presidenza nominato nell'ottobre 2019, Francesco D'Uva nel 2020 ha dichiarato 94.412 euro.

La Verità, poi, porta l'esempio di Mirella Liuzzi, laurea magistrale in comunicazione, che lavorava per un ente di formazione a Matera prima di arrivare a Montecitorio. Il suo reddito nel 2012 era di 114 euro, poi nel governo Conte bis è stata nominata sottosegretario allo Sviluppo economico con la delega strategica delle Tlc, il che le ha permesso di portare a casa oltre 98mila euro. Claudio Cominardi era un operaio metalmeccanico. Dichiarava 11.855 euro, poi è diventato sottosegretario nel governo Conte I e nel 2019 ha dichiarato 97.300 euro. Fabiana Dadone è arrivata in Parlamento da praticante avvocato e nel 2012 la sua dichiarazione dei redditi era pari a zero. La sua prima dichiarazione in qualità di deputato della Repubblica è pari a 78.229 euro. Ora è alla sua seconda legislatura, con un compenso di 98.471 euro. Poi, tra gli altri La Verità cita anche Giovanni Vianello, che quando mette piede per la prima volta a Montecitorio nel 2018 ha un reddito di 13.504 euro. lavorava come camiere e impiegato di un call center. Nel 2020 ha dichiarato 98.4721 euro.

Ma sono tantissimi gli esempi come questi, che dimostrano e spiegano uno dei motivi per i quali molti del MoVimento si dimostrano draghiani convinti.

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