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Lenta e zeppa di stereotipi, 1992 ricorda il Bagaglino

Raccontare l'anno di Tangentopoli è una autentica sfida. Ma la serie è troppo stereotipata

Lenta e zeppa di stereotipi, 1992 ricorda il Bagaglino

Raccontare l'anno di Tangentopoli è una autentica sfida. La memoria degli avvenimenti è freschissima. Molte persone coinvolte a vario titolo in quelle vicende sono tuttora presenti nella vita pubblica. Con qualche eccezione, gli storici stessi non hanno ancora affrontato il tema. Cos'è successo nel 1992? Non esiste, e forse mai esisterà, una versione condivisa dei fatti. La serie di Sky Atlantic, intitolata proprio 1992 , entra in questo ginepraio mescolando realtà e finzione. I critici, giustamente, hanno messo in luce il principale pregio dell'operazione: affrontare la storia recente, quella più discussa, cercando di evitare il moralismo e il buonismo.

Per la tv italiana è una novità quasi assoluta. Gli spettatori della pay tv hanno gradito. In 725mila hanno seguito il primo episodio, andato in onda martedì sera. Meglio di Gomorra . Su Twitter, l'hashtag ufficiale #1992LaSerie ha spopolato e ieri era ancora tra gli argomenti più discussi. Tutto bene? Beh, non esageriamo. Il pubblico si è diviso fra entusiasti e detrattori. Veniamo ai secondi, visto che la serie è già stata lodata a sufficienza. Non sono sfuggite le molte pecche, soprattutto tecniche. Dalla recitazione di Stefano Accorsi, che ha solo due espressioni (con o senza il sopracciglio alzato), alla lentezza di una sceneggiatura che cade spesso nell'ingenuità della frase scritta apposta per diventare «di culto».

Prendiamo qualche tweet interessante. Secondo l'attore e conduttore Luca Bizzarri, 1992 «è uno splendido affresco delle scuole di recitazione italiane. Ci sono quelli che si sente quello che dicono. E quelli che farfugliano». Più d'uno si è lamentato dell'audio. Alcuni esperti di musica segnalano errori nella cronologia della colonna sonora. A esempio, Everybody Hurts dei Rem uscì nell'ottobre del 1992, quindi alcuni mesi dopo la scena in cui viene ascoltata nella serie. Altri ancora commentano le incongruenze delle location (la sede di Publitalia e l'aeroporto) e persino delle citazioni di Non è la Rai . Il giornalista Fabrizio Rondolino ha fatto notare la presenza del «padrone della tv concorrente» (Berlusconi) e la assenza dei «padroni dei giornali» che soffiarono sul fuoco dell'inchiesta. Christian Rocca, direttore di IL , ha scritto che la prima puntata è «fatta bene ma pare un editoriale di Curzio Maltese» de la Repubblica .

Antonio Di Pietro su La Stampa sostiene che non risponde al vero la scena in cui Mario Chiesa, al momento dell'arresto, corre in bagno a buttare i soldi: «Quella storia la raccontò dopo una settimana e si riferiva a un'altra mazzetta di un altro imprenditore» (a proposito, in 1992 Di Pietro parla in italiano e non nel suo simpatico dipietrese). Insomma, questa minima rassegna mostra che il risultato non ha convinto tutti. Del resto, dalla mescolanza fra Storia e storie, fra personaggi reali e personaggi inventati, non esce il 1992 ma una grande confusione. Cosa capirebbe qualcuno a cui i fatti non fossero già noti? Forse che i politici sono cinici e corrotti, i capitalisti cinici e corruttori, i giudici grezzi ma onesti, i leghisti ignoranti ma svegli.

Stereotipi. Come sono stereotipati i personaggi reali, a esempio Dell'Utri, tratteggiato come una sorta di Andreotti nei modi di fare (invece diversi). Aleggia lo spirito del Bagaglino. Quando entrano in scena Dell'Utri stesso, Bossi, il pool e (la voce di) Berlusconi è impossibile non pensare alle caricature di Pingitore. Al di là dei giudizi politici, 1992 è un'occasione sprecata? Troppo presto per dirlo, anche se la partenza non è incoraggiante.

Lo sapremo nelle prossime puntate e nei già annunciati seguiti 1993 e 1994 .

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