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Addio traditori e under 40, spazio ai "saggi". Così Matteo fa rifiorire il Giglio magico

Fassino nuovo mediatore, mentre Delrio e Madia si defilano. Il nodo Boschi

Addio traditori e under 40, spazio ai "saggi". Così Matteo fa rifiorire il Giglio magico

Roma - Matteo Renzi non rinuncia al «giglio magico» ma cambia i petali. La guerra nel Pd sta portando una rivoluzione anche nella «corte» del rottamatore. C'era una volta il «giglio magico» che aveva accompagnato la scalata dell'ex sindaco di Firenze dalla prima Leopolda fino a Palazzo Chigi. Fedeltà al capo, toscanità e giovane età: erano i tre requisiti fondamentali per entrare nella cerchia da cui dipendevano decisioni, nomine e strategie politiche. Il risultato, disastroso, al referendum del 4 dicembre ha imposto all'ex premier di rivedere non solo ruoli e poteri ma anche i volti del giglio. Anche se, oggi, di magico ha ben poco.

L'età è stata la prima pregiudiziale che Renzi ha cancellato nel nuovo corso post-sconfitta. Basta con gli under 40 ma spazio anche ai reduci di quella Seconda Repubblica che il leader voleva rottamare. Una scelta che ha spalancato le porte Piero Fassino: l'ex sindaco di Torino, sconfitto al ballottaggio dalla grillina Chiara Appendino, occupa il ruolo di consigliere politico nella galassia renziana. L'ex segretario dei Ds è l'uomo delle trattative: a Fassino, visto il feeling con gli ex Pci, Renzi ha affidato il compito di mediare con la minoranza per evitare la scissione. Quando il Rottamatore fiorentino era ancora convinto di poter controllare il partito aveva in mente per Fassino una poltrona nella segreteria nazionale.

Il «vecchio compagno» ha sostituto un uomo cardine come Graziano Delrio, il Richelieu del renzismo. Il ministro delle Infrastrutture ha, da tempo, mollato Renzi, non condividendone più metodi e linea politica. Il fuorionda di Delrio di due giorni fa in cui boccia il comportamento del segretario nei confronti della minoranza («Non ha fatto neanche una telefonata, comefai in una situazione del genere a non fare una telefonata?»), certifica una rottura già in atto da tempo.

Chi invece è entrato a pieno titolo nel nuovo «giglio magico» è Matteo Orfini: il presidente del Pd è, oggi, insieme a Luca Lotti, uno dei pasdaran più fedeli a Renzi. Da «giovane turco» a novello renziano: Orfini, nato dalemiano, si è imposto come uno dei falchi del pensiero dell'ex sindaco Firenze. Il presidente del Pd viene scelto per bacchettare i compagni di partito che osano contraddire il capo e minacciare gli alleati, come nel caso di Angelino Alfano, che si ribellano all'ipotesi del voto anticipato.

Dopo la scossa del referendum, nel «giglio magico» sembra aver trovato posto anche Ettore Rosato, il capogruppo del Pd alla Camera dei Deputati. Rosato che arriva dall'area Dem del ministro Dario Franceschini si è spostato, gradualmente, sulle posizioni di Renzi. Chi, invece, ha fatto il percorso opposto è Marianna Madia: la ministra alla Funzione Pubblica era una assidua frequentatrice di Palazzo Chigi nei mille giorni del governo Renzi. Ora, l'ex ricercatrice universitaria, lanciata in politica da Walter Veltroni, si è defilata senza mai entrare nel dibattito politico. Dei fiorentini, Luca Lotti e Marco Carrai sono rimasti fedeli al capo, nella gioia e nel dolore. La sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi non ha ancora «tradito» il suo mentore politico ma pare sia intenzionata a percorrere una strada diversa.

Una strada che porta diritto al «cerchio gentiloniano».

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