Cronache

"Aiutatemi a tradurre". Ma è una reclutatrice Isis

La finta studentessa che adesca prede su Facebook fa parte di una rete di jiahdisti sul web

"Aiutatemi a tradurre". Ma è una reclutatrice Isis

L'esca è un innocuo messaggio in rete per conoscere amici e fare pratica con la nostra lingua. L'obiettivo potrebbe essere adescare italiani in nome della guerra santa. «Il web è uno dei canali privilegiati della propaganda islamista radicale» sostiene Giovanni Giacalone, analista di «Itstime», centro studi sul terrorismo.

Il post, apparentemente innocuo, è stato pubblicato verso le 22 del 30 gennaio: «Ciao tutti, mi chiamo Abeer, sono egiziana, studio la lingua italiana alla facoltà e vorrei conoscere gente per praticare la mia lingua». L'esca è stata lanciata via Facebook dalla giovane Abeer Mohamed. Il nome potrebbe essere di fantasia oppure no. La ragazza si è infilata nel gruppo chiuso «L'Egitto attraverso gli occhi degli italiani».

La pagina Facebook è stata creata da connazionali, in gran parte di origine mediorientale «a cui interessa la situazione egiziana». Spazio virtuale perfetto per pescare possibili «prede» sensibili alla propaganda jihadista. Abeer non è solo una volenterosa studentessa di italiano. «Non siamo soltanto di fronte a un profilo di soggetto islamista radicale, ma ad una serie di profili, collegati tra loro, che inneggiano all'Isis, ai Fratelli Musulmani egiziani, a Osama Bin Laden. Sembra una piccola rete» spiega Giacalone al Giornale.

Il 9 giugno 2015 la fantomatica Abeer ha pubblicato una foto di un miliziano in mimetica con la bandiera nera dello Stato islamico. Il commento in arabo non lascia dubbi: «Il Califfato sta arrivando».

La giovane egiziana è collegata ad una rete di amiche di impronta jihadista, che pubblicano foto anche più esplicite.

Eman Ibrahimn utilizza coma copertina delle giovani donne velate che imbracciano dei kalashnikov. Fra le foto della sua pagina spicca quella di Osama bin Laden, ma pure più recenti di miliziani in mimetica delle bandiere nere che pregano in Siria o Iraq.

Un'altra amica pubblica lo scatto drammatico di un ufficiale iracheno con i polsi legati ed in ginocchio che implora pietà ad un comandante jihadista vestito di nero. Un'immagine del planisfero viene utilizzata per mostrare il mondo sovrastato dai vessilli dello Stato islamico.

E in un post una delle amiche in rete di Abeer, che vuole fare pratica di italiano, sostiene di vivere a Raqqa, la capitale siriana del Califfato.

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