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Da Alfano ai tecnici "commissariati": così il governo prepara gli scatoloni

La svolta pro Israele segnala che il leader di Ap si sta smarcando Su Europa e Alitalia l'ex premier dà la linea a Padoan e Calenda

Da Alfano ai tecnici "commissariati": così il governo prepara gli scatoloni

Roma - Due circostanze ieri hanno messo in evidenza quanto lo stato di salute dell'esecutivo Gentiloni possa considerarsi ancor più precario dopo la vittoria dell'ex premier Matteo Renzi alle primarie Pd. In primo luogo, i ministri della Difesa Pinotti e dell'Istruzione Fedeli hanno affermato che ora «il governo è più forte», una sottolineatura quanto meno pleonastica e dalla quale traspare tutta l'incertezza regnante a Palazzo Chigi. Il secondo episodio è non meno significativo: a pochi giorni dalla polemica contro le Ong impegnate nel trasporto dei migranti, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha preso una nuova iniziativa dando mandato al rappresentante italiano dell'Unesco di votare contro una risoluzione che negava la sovranità di Israele su una parte di Gerusalemme. Una giusta decisione che ha avuto il plauso di esponenti di centrodestra e accolta in silenzio dal resto dell'esecutivo che, quando Gentiloni era alla Farnesina, si era distinto negativamente per l'atteggiamento filopalestinese.

Il protagonismo di Alfano lascia pensare che i titoli di coda siano molto più vicini di quanto si possa pensare. D'altronde, lo stesso Matteo Renzi ultimamente è stato parecchio gelido nei confronti del presidente del Consiglio e i due non si sentirebbero da alcuni giorni (eccezion fatta per la chiusura della campagna elettorale), fatto che ha irritato non poco Gentiloni. «Il governo deve risolvere i problemi degli italiani», ha spiegato ieri a Mix24 Michele Anzaldi, uomo comunicazione di Renzi, precisando che l'esecutivo «ha bisogno di un partito che lo spinge a fare delle cose che la coalizione non vorrebbe fare perché la pensa diversamente». Eseguire gli ukaze del Nazareno sarà «vitale visto che poi tra poco, o non poco, andremo alle elezioni».

Insomma, il «ri-segretario» del Pd (come lo chiamano gli aficionados) non ha per nulla scartato l'ipotesi delle elezioni anticipate a dispetto delle condizioni dettate da Mattarella sulla legge elettorale. Non a caso, il cronoprogramma renziano prevede in rapida successione la blindatura dell'Assemblea, quella della Direzione Pd e, infine, la compilazione di liste elettorali di fedelissimi con qualche «spruzzata» di sinistra e di liberali. Qualunque sia il sistema che alla fine verrà prescelto, il partito sarà a immagine e somiglianza del suo leader. Non a caso gli spin doctor del programma renziano saranno cooptati al vertice del Nazareno: il deputato di provata fede Matteo Richetti, l'osservante sottosegretario allo Sviluppo Teresa Bellanova e l'economista ed ex sottosegretario Tommaso Nannicini.

Insomma, a Gentiloni & C. conviene già prepararsi a sgomberare. «Non si possono più fare stupidaggini», ha sentenziato Renzi di fatto prendendo le redini dell'esecutivo. D'ora in poi saranno prioritari il salvataggio di Alitalia e la trattativa con Bruxelles per evitare una manovra piena di tasse. Quanto più si esaudiranno i voleri di Matteo tanto più si potrà sperare nella conferma in Parlamento.

Padoan e Calenda, i «tecnici» che di recente hanno osato contraddire l'ex sindaco, sono già fuori e possono ritenersi più «commissariati» degli altri.

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