Cronache

Un ambiente troppo malato. A volte bisogna essere crudeli

Un ambiente troppo malato. A volte bisogna essere crudeli

A volte è necessario essere crudeli. Quante possibilità ci sono che i genitori di Martina Levato forniscano come nonni una performance migliore di quella, infelice, che hanno avuto allevando la figlia? Che speranze ha nelle loro mani il bambino - il cui nome e cognome è di pubblico dominio, in barba a qualunque deontologia dell'informazione - di crescere al riparo dall'eco devastante delle imprese dei suoi genitori? Tra una visita alla mamma e una al papà, nei parlatoi delle rispettive carceri, in lui prenderebbe forma un vissuto fisico e mentale destinato a segnarlo per tutta la vita. «I bambini devono crescere nella famiglia dove sono nati», tuona ieri la Procura generale, ed è raro sentire una affermazione tanto insensata nella sua assolutezza. La verità è che a questo punto non si doveva neanche arrivare; che il bambino doveva essere tolto immediatamente a quella sciagurata della madre il giorno stesso del parto (come invano aveva provato a fare un magistrato), dandogli da subito una chance di vita normale. Invece si è permesso che Martina lo allattasse al seno, che si scambiassero odori e feromoni nelle pause delle udienze. Le cicatrici indelebili che il bambino si porterà appresso sono colpa di chi ha deciso tutto questo. Adesso è tardi, ma non è troppo tardi. Cresca lontano da queste storie di polli sgozzati e di volti rovinati, di sesso insensato e di dominio.

E cambi nome.

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