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È arrivata l'ora della verità per Formigoni. La Cassazione decide se andrà in carcere

Domani la sentenza sul suo ricorso. E da Pavia nuova accusa: bancarotta

È arrivata l'ora della verità per Formigoni. La Cassazione decide se andrà in carcere

Impossibile parlargli, impossibile chiedergli come viva l'antivigilia del suo giorno più cruciale. Roberto Formigoni, per diciott'anni presidente della Lombardia, domani affronta l'ultimo (forse) passaggio della sua lunga vicenda processuale. La sesta sezione penale della Cassazione affronterà il ricorso del «Celeste» contro la sentenza con cui la Corte d'appello di Milano gli ha inflitto in settembre sette anni e mezzo di carcere per corruzione sulle delibere della Sanità made in Lombardia. Se il ricorso venisse respinto, la pena diventerebbe esecutiva e la Procura di Milano spiccherebbe il mandato di arresto. Ma Formigoni potrebbe giocare d'anticipo e presentarsi spontaneamente ad un carcere, per evitare l'onta di essere prelevato a casa.

È una condanna pesante, inasprita in appello dopo quella già severa inflitta in primo grado. Ma non è tutto. Se la Cassazione confermasse la condanna, l'ex governatore lombardo sarebbe il primo politico a dover affrontare il carcere con le nuove regole stabilite nel cosiddetto decreto «spazzacorrotti», che vieta la concessione di qualunque beneficio penitenziario ai colpevoli di corruzione, come finora accadeva solo per mafiosi e terroristi. Niente semilibertà, né affidamento ai servizi sociali. Si esce a pena espiata.

Formigoni, che si è sempre proclamato innocente, per lo scontro finale in Cassazione ha puntato su due pesi massimi, il professore bolognese Luigi Stortoni e il romano Franco Coppi, già legale di Andreotti e Berlusconi. Nel ricorso, i due legali avanzano una lunga serie di critiche al castello accusatorio raccolto dalla Procura di Milano, che individua in numerosi benefit - dalle vacanze in yacht alle case in Sardegna - la contropartita incassata da Formigoni per le delibere che avrebbero favorito il San Raffaele e la Fondazione Maugeri, due tra i gruppi di punta della sanità privata. Ma tra le carte che potrebbero risultare utili a Formigoni un posto di rilievo lo occupa la prescrizione dei reati, risalenti ormai a molti anni fa.

Il capo d'accusa relativo al San Raffaele infatti è già prescritto, e la Cassazione non potrà che prenderne atto riducendo in parte la condanna. Se però Coppi e Stortoni riuscissero a ottenere il ritorno degli atti a Milano per celebrare un nuovo processo d'appello, a quel punto Formigoni sarebbe a un passo dalla salvezza, perché nel prossimo luglio la prescrizione inghiottirà anche il resto delle accuse.

Nell'attesa del verdetto della Cassazione, si scopre che comunque per Formigoni i dispiaceri giudiziari non sono finiti. La Procura di Pavia ha infatti aperto un procedimento per bancarotta fraudolenta a carico dei vertici della Fondazione Maugeri, finita nel frattempo in concordato preventivo.

Tra le cause del dissesto i pm pavesi indicano anche i finanziamenti occulti versati dalla Fondazione in cambio delle delibere regionali: finanziamenti i cui destinatari, Formigoni compreso, potrebbero rispondere di concorso in bancarotta.

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