Politica

Autobomba dell'Isis a Kabul È strage: 80 morti e 350 feriti

Un camion imbottito di esplosivo devasta il quartiere delle ambasciate. Investita la nostra sede: nessun danno

Fausto Biloslavo

L'inferno ha spalancato le porte nel centro di Kabul alle 8.25 di ieri mattina, quando i ragazzi vanno a scuola, con un camion cisterna imbottito di esplosivo. Il terrorista suicida al volante chissà dove voleva farsi saltare in aria, una volta penetrato nella zona super controllata delle ambasciate, compresa la sede diplomatica italiana. Il comando Nato fa sapere che le forze di sicurezza insospettite da qualcosa hanno fermato il camion bomba. Una scelta inevitabile, ma fatale. L'enorme esplosione vicino all'ambasciata tedesca ha spazzato via tutto nel raggio di centinaia di metri. Schegge e detriti sono schizzati fino ad un chilometro ed un'alta colonna di fumo nero, visibile da tutta Kabul, si è alzata verso il cielo. Il pauroso attentato rivendicato dallo Stato islamico ha falciato 80 persone e provocato 350 feriti. L'ambasciata iraniana è stata presa in piena dall'esplosione. Le sedi diplomatiche tedesca, francese e giapponese hanno subito ingenti danni. L'onda d'urto ha investito anche la nostra ambasciata senza provocare vittime o danni rilevanti e pure l'ospedale di Emergency.

Il centro di Kabul, vicino a piazza Zanbaq dove è esploso il camion bomba era raso al suolo, una specie di ground zero della capitale afghana. Dall'inizio dell'anno Kabul è stata flagellata da attentati, ma questo è il più grave. L'8 marzo un commando dello Stato islamico ha fatto irruzione nell'ospedale militare occupandolo per sei ore e provocando 50 vittime. L'ultimo attentato, prima dell'ecatombe di ieri, il 3 maggio vicino all'ambasciata Usa e al «fortino», il quartier generale della missione Nato. I talebani stanno avanzando e minacciano o controllano il 40% dei distretti afghani. Il comandante Nato, il generale americano John W. Nicholson ha chiesto alla Casa Bianca l'invio di 3000-5000 uomini di rinforzo rispetto agli 8400 soldati Usa ancora presenti nel Paese. Trump non ha ancora deciso, ma nel recente vertice Nato della scorsa settimana ha chiesto agli alleati europei di fare la loro parte. In particolare la Germania, colpita ieri dall'attentato, dovrebbe inviare rinforzi. Ad Herat sono ancora schierati 800 uomini, anche se in teoria avremmo dovuto tornare a casa da due anni.

La rivendicazione dell'Isis-Korashan, il nome delle bandiere nere per l'Afghanistan come provincia del Califfato, dimostra quanto siano pericolosi ed infiltrati i terroristi. Nonostante il comando Usa avesse rivelato il 20 maggio che 750 militanti del Califfo erano stati uccisi negli ultimi due mesi e mezzo. Blitz dei corpi speciali e bombardamenti mirati con i droni hanno eliminato prima il capo storico delle bandiere nere in Afghanistan, l'emiro Hafiz Sayed Khan. E poi il suo sostituto Abdul Hasib oltre ad una dozzina di comandanti. La decapitazione del vertice non ha fermato il radicamento o l'espansione delle bandiere nere. Zubair Massoud, nipote del leggendario Leone del Panjsher, Ahmad Shah, ed ex membro del Consiglio di sicurezza nazionale afghano ha lanciato l'allarme. «I terroristi all'opera in Siria e Iraq sono gli stessi dell'Afghanistan - spiega Massoud - Solo nell'area settentrionale di Badakshan sono circa 2000 i combattenti stranieri rispetto ai 300 dello scorso anno». L'obiettivo strategico per il Califfato afghano è avanzare verso le confinanti ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale.

Non a caso il governo a Kabul ha chiesto armi e munizioni all'ex nemico russo per fronteggiare la minaccia delle bandiere nere.

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