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Autostrade, la De Micheli annuncia: "A gennaio decideremo sulla revoca"

Il ministro delle Infrastrutture detta la linea sulle concessioni: "Non faremo espropri proletari, ma le regole siano uguali per tutti"

Autostrade, la De Micheli annuncia: "A gennaio decideremo sulla revoca"

Paola De Micheli vuole puntualizzare la posizione del governo in merito ad Autostrade: "Nessun esproprio proletario. Nessuna nazionalizzazione o vendetta. Vogliamo solo che le regole siano uguali per tutti". Al centro del discorso il Milleproroghe, che riscrive le procedure in caso di revoca delle concessioni autostradali: "C'è un intervento su due concessioni, la Ragusa-Catania e la Tirrenica. Passeranno ad Anas e saranno completate, come giusto in un Paese normale". Inoltre vengono modificate le modalità di indennizzo in caso di revoca "per tutti i concessionari che non si trovano ancora in questa condizione". Si tratta di una "previsione di legge generale"; l'intento è quello di "parificare le condizioni di tutti i concessionari davanti alla legge".

A suo giudizio al momento non è ancora così: "Ci sono 3 o 4 concessioni con condizioni più vantaggiose. Tra queste anche Aspi". Con le nuove regole ai concessionari eventualmente revocati "spetterà la cifra iscritta a bilancio degli investimenti non ammortizzati, oltre a quanto previsto dal codice degli appalti". Comunque per arrivare alla procedura di revoca "ci deve essere un inadempimento grave, una cosa che va dimostrata e condivisa". La revoca ad Aspi è da intendersi come "una procedura separata" sulla quale l'esecutivo giallorosso sta "ancora acquisendo dati". Dopo aver terminato le analisi "tutto il governo approfondirà il se, il come e il quando". Nello specifico a gennaio la maggioranza dovrebbe essere "in grado di prendere una decisione", ma fino a quando non verranno esaminati tutti gli aspetti preferisce non sbilanciarsi.

Posti a rischio

Nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il ministro delle Infrastrutture ha risposto ad Autostrade, che vorrebbe l'indennizzo calcolato con le vecchie regole corrispondente a circa 23 miliardi di euro: "Questo è un modo per mettere in difficoltà il governo, per vedere se qualcuno in Parlamento vota contro. Non è una modalità di comportamento lineare". Anche perché dietro vi sarebbe un'idea sbagliata: "Gli investimenti non ancora remunerati verranno riconosciuti, oltre come già detto quanto previsto dal codice degli appalti". Ha fatto notare che nella lettera è presente un aspetto grave: "Il concessionario non riconosce il sacrosanto diritto di un governo alla luce di tutto quello che è accaduto di revisionare il modello concessorio ormai vecchio di oltre 15 anni".

Aspi dal suo canto dice che si sarebbero 7mila posti a rischio: "Se dovesse accadere non è che le autostrade verranno abbandonate". Il governo dunque avrà il compito di valutare e affrontare "anche questo aspetto senza mettere a rischio i posti di lavoro". La società annuncia ricorsi miliardari, perciò anche la commissione di esperti nominata da Danilo Toninelli spingeva per la rinegoziazione: "Nessuno vuole fare un salto nel buio. E intanto revisioniamo i contratti".

La De Micheli dice che ha voluto prendersi il giusto tempo "per fare gli approfondimenti" ma anche perché il suo obiettivo è di "difendere l'interesse pubblico" e lei intende "difenderlo anche da questi rischi".

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